27/03/2015 09:49
LA REPUBBLICA (S. SCACCHI) - Erba artificiale, illuminazione al led, pannelli solari, isolamento termico. Sono i punti di forza illustrati dai rappresentanti della Lega Nazionale Dilettanti per descrivere il progetto dei 20 Centri di formazione federale voluti da Carlo Tavecchio, uno in ogni regione. Nel linguaggio, la componente infrastrutturale sembra sempre avere la meglio sulla destinazione sportiva dei nuovi gioielli, un investimento da 10 milioni. «Questo è il primo tassello di un gigantesco mosaico », disse Tavecchio nell’ottobre 2013 al taglio del nastro a Firenze alla presenza dell’allora sindaco Matteo Renzi.
L’attuale capo della Figc è sempre al centro degli snodi tra affari e pallone. Il suo marchio di fabbrica è stato il lancio massiccio del sintetico. Un sodalizio molto forte con la Limonta, sponsor della Lnd e realizzatrice di tantissimi terreni artificiali in questi anni, compresi alcuni campi dei Centri di formazione federale. La scommessa ha permesso all’Italia di diventare un Paese pilota nell’introduzione dei manti non naturali e un punto di riferimento per Uefa e Fifa. Ma ha spinto alla presentazione di interrogazioni parlamentari per l’intreccio dei conflitti di interesse tra controllori e controllati in questo business sempre più redditizio. Ma non c’è solo il sintetico. Dieci anni fa sul sito della Lnd compariva il link a un portale che incrociava tranquillamente domanda e offerta di società e calciatori per ingaggi onerosi nelle categorie minori dove, di regola, non dovrebbero esistere compensi, al massimo rimborsi spese. Tavecchio, poi, ha sempre avuto un debole per l’illuminazione. Nel 2003 chiuse un accordo di sponsorizzazione Enel-Lnd che includeva un piano di ammodernamento dei fari sui campi minori. Dopo un decennio, e pochi interventi concreti, la sponsorizzazione non è stata rinnovata. Fino all’entrata in scena della C.eu.en guidata da amici del fratello e legata alla zona di origine del presidente Figc. Un’azienda appena nata ma già pubblicizzata dal Calcio Illustrato, la rivista ufficiale dei Dilettanti, edita da Moruzzi’s Group, la stessa società bolognese che ha pubblicato i due libri i Tavecchio, 60mila copie, pagati da Lnd e Figc. Libri che, in origine, dovevano essere acquistati dalle società e da queste rivenduti «con un guadagno sicuro», assicurava la relativa locandina. Anche su questa vicenda nessuna ammissione di colpa. Tavecchio ha pensato di non dovere alcun chiarimento a febbraio, uscendo dall’assemblea della Lega Serie A: «Ma chi è quello lì?», la reazione scomposta alla domanda del cronista del Fatto Quotidiano, il giornale autore della prima rivelazione.
Reiterate ma poco convincenti anche le scuse dopo la tremenda gaffe su Optì Pobà in campagna elettorale. Il peccato originale sulla presidenza che ha provocato le sanzioni di Uefa e Fifa: «Non è una vera squalifica », la versione di Tavecchio, ma intanto alla rielezione di Platini, tre giorni fa, lui non poteva esserci. Al voto di agosto, i suoi sostenitori non hanno fatto una piega: il fronte dissidenti di A si è sfaldato subito, i malumori sono scoppiati in Lega Pro, per l’avversione al partito di Macalli e Lotito, due grandi elettori di Tavecchio. Qui Lotito per querelare il dg dell’Ischia Iodice ha avuto a tempo di record l’autorizzazione, negata invece a Marotta per le offese subite dal proprietario della Lazio. È il calcio secondo Tavecchio. Le famiglie costrette a pagare somme sempre più elevate per far giocare i bambini non sono la preoccupazione principale: nel calcio dilettantistico si preferisce parlare di pannelli fotovoltaici, illuminazione al led, erba sintetica e isolamento termico.