31/03/2015 09:57
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Piccole grandi emozioni, lo Stadium, l'incognita dei suoi ex tifosi, se tiferanno o se contesteranno, le vecchie e nuove polemiche con i club, il futuro, le dimissioni etc etc, Antonio Conte è un frullatore. Qualcosa cerca di respingere e altro prova a metabolizzare. Non è come il suo capitano, Gigi Buffon, a cui piacciono le contraddittorie emozioni che «danno energia: l'immobilismo è il problema». Il ct ha un altro compito: deve mettere d'accordo un po' tutti e il suo calcio non piace a tanti. Il concetto di Antonio è semplice: non vi aspettate troppo, in questo momento non siamo nessuno. Quando le aspettative sono alte, se tutto non fila liscio, ecco le critiche. In Italia si vuole tutto e subito, questo a Conte non va giù. Si sente la pressione addosso, vuole essere lasciato in pace. «Prima ci si lamenta del calcio italiano e dei suoi problemi, poi ci sorprendiamo che la Croazia è avanti a noi. Aveva ragione Mennea: per raggiungere grandi sogni bisogna fare molta fatica...», il rimbrotto del ct stavolta arriva con citazione alla Mihajlovic. «I nostri migliori bomber sono Chiellini e Bonucci, questi sono i numeri». Il pulpito da dove arriva la predica è la sua ex casa, Torino, lo Juventus Stadium, qui tre scudetti di fila in bianconero. Il grido di dolore è sulla qualità della Nazionale, costretta a ripartire con campioni anziani e con giovani tutti da verificare, che non hanno troppo spessore internazionale e alla prima difficoltà si perdono.
LA POLEMICA Lavoro, lavoro, lavoro, il refrain di Conte. «Essere considerato un'eccezione solo perché lavoro, e sentirmi dire che forse lo faccio troppo, a volte non mi fa tornare i conti. Quindi mi faccio domande alle quali non trovo risposte. E dico boh, strano... Lavorare, è la regola e io più di questo non posso garantire. La situazione non è semplice, ci vuole tempo». La sua Nazionale va avanti, non rischia la qualificazione a Euro 2016, eppure qualcosa non convince e c'è chi continua a storcere il naso. «Queste partite come Italia-Inghilterra sono molto utili. Mi danno la possibilità di vedere tutti i calciatori. Stiamo lavorando per costruire qualcosa di buono, i ragazzi sono bravi e io sono ottimista. C'è un ricambio generazionale importante e bisogna avere quel minimo di pazienza per consentire a quei calciatori che si affacciano alla Nazionale per la prima volta di crescere senza essere bocciati alla prima occasione. Vi prego, non li bocciate con leggerezza. Noi abbiamo bisogno di lavorare, non c'è tantissimo tempo. Io più di questo...». Andare incontro a brutte figure è un problema per uno ambizioso come lui.
L’ACCOGLIENZA Si è parlato di dimissioni dopo quel venerdì vissuto con il problema Marchisio. «Se avevo pensato di andarmene? Di pensieri ne ho avuti tanti venerdì...». Come a dire: anche peggiori delle dimissioni. E accompagna i sospensivi con un sorriso, che di questi tempi meglio fotografare. Di gioia, ultimamente, ne ha vissuta poca, ha prevalso il nervosismo. Si addolcisce un po' pensando allo Stadium, alla sua Torino, ma se stasera saranno applausi o fischi, non è dato sapere. «Ci saranno più tifosi o più gufi? Gioca la nazionale, credo ci sarà unità di intenti». «Qui ho vissuto tre anni fantastici, porto conme ricordi indelebili: è stata un’emozione forte anche solo varcare il cancello per l'allenamento, entrare nello spogliatoio».