09/03/2015 08:44
GASPORT (L. CALAMAI) - L’unica immagine che resta negli occhi in un pomeriggio di anticalcio è lo sguardo terrorizzato di Federico Mattiello. Il ventenne difensore esterno del Chievo, al 17’ del primo tempo, entra in contatto con Nainggolan. Le immagini televisive mostrano la gamba destra che si spezza a metà. Fotogrammi che gelano il sangue. I compagni di squadra si avvicinano al punto dell’impatto e si mettono le mani nei capelli. Qualcuno prova a rincuorare l’impaurito Mattiello. Lo stadio accompagna con un applauso di incoraggiamento il talento scuola Juve che esce in barella. Il primo bollettino medico parla di frattura di tibia e perone. Stagione finita, naturalmente. Il resto della partita è un inno alla noia. La Roma è più che mai vittima della pareggite. Ma questo grigio 0-0, l’undicesima X in campionato (sono 8 solo nel 2015), fa scattare un campanello d’allarme ancora più forte. I giallorossi sembrano spenti dal punto di vista fisico e in totale crisi d’identità dal punto di vista tattico. Un’involuzione che mette sempre più a rischio la difesa del secondo posto anche se ieri il Napoli non ne ha approfittato: 2-2 con l’Inter, e Benitez resta a -4.
SPARITO IL GIOCO Sotto accusa non c’è un singolo atleta. Anche se Totti è un fantasma, Iturbe non riesce a compiere l’ultimo salto di qualità e Gervinho in questo momento è più fumo che arrosto. Il problema è che la Roma non riesce più a sviluppare un’idea di gioco. L’attacco con il falso nove funziona se la palla viaggia a cento all’ora e se tutti lavorano a questo progetto. Invece i giallorossi iniziano e finiscono la gara sempre alla stessa velocità. Senza i necessari cambi di ritmo e senza i movimenti giusti. Un esempio? Nessuno si sacrifica per aprire spazi per i compagni. Così facendo è troppo facile per gli avversari accorciare e tagliare i rifornimenti. Garcia ha provato a cambiare modulo per animare la sua creatura. È partito con il 4-3-3, è passato al 15’ del secondo tempo al 4-2-3-1 (con Keita e Nainggolan a proteggere i nuovi entrati Ljajic e Verde oltre a Gervinho e Iturbe) ma è stato costretto a togliere una punta (Iturbe per Pjanic) e a tornare al 4-3-3 perché il Chievo aveva cominciato a far male in contropiede. Confusione, solo tanta confusione. Lo scudetto ormai è andato, ma la Roma se vuole salvare la stagione (secondo posto ed Europa League) deve ritrovare velocemente la sua identità.
SOLO GERVINHO Contro il Chievo l’unico a proporre qualche iniziativa accettabile è stato Gervinho: diagonale in corsa nel finale di primo tempo e bel numero al 41’ della ripresa non finalizzato per un contatto in area con Schelotto (ma non sembrano esserci gli estremi per il rigore). Troppo poco. Il tecnico giallorosso nel dopo gara è stato molto duro. La Roma è nuda. Il clima è da tutti contro tutti. Non una bella atmosfera. Il pareggio, tutto sommato, va bene al Chievo. Il terzultimo posto è più lontano. La squadra di Maran ha buone gambe, ma ancora una volta ha dimostrato tutti i suoi limiti in fase conclusiva. La palla giusta, stavolta, l’ha avuta a disposizione Birsa (entrato al posto dello sfortunato Mattiello) al 13’ del secondo tempo: in pratica un rigore in movimento. Ma il sinistro dell’ex milanista è finito a lato con De Sanctis immobile. La strada per la salvezza è ancora tutta in salita. Ma dietro il Chievo in questo momento c’è chi sta molto peggio