10/03/2015 10:02
CORSERA (L. VALDISERRI) - Una ventina di minuti, in cui ha parlato solo Garcia. Senza la presenza dei dirigenti, guardandosi in faccia dopo l’ennesimo pareggio - l’ottavo nelle ultime nove giornate - arrivato contro il Chievo al termine di una partita che l’allenatore aveva definito «inquietante». Non è stato un processo, definizione a effetto buona per i tifosi più inferociti. Garcia ha chiarito il suo pensiero in pochi ma importanti punti: 1) il bene della squadra conta sempre più del singolo e, perciò, un buon passaggio è sempre meglio di un’iniziativa uno contro tre; 2) avere fiducia significa credere in quello che si prepara durante la settimana, chi non ci crede lo deve dire in faccia a tutti; 3) la Champions League non è soltanto una necessità economica per i bilanci della società ma anche, anzi soprattutto, la vetrina per le ambizioni di giocatori importanti. Per questo ogni sacrificio per raggiungere il secondo posto deve esser fatto con il sorriso sulle labbra.
I giocatori non hanno parlato e non è detto che questo sia un bene. Il pensiero di gran parte di loro è chiaro e anche questo si può riassumere in tre punti sintetici ma importanti: 1) la tournée estiva è stata massacrante e ha dato il via a una preparazione atletica discutibili e discussa, tanto che alcuni giocatori non si allenano con Rongoni; 2) rivoluzionare ogni anno la «rosa» non aiuta; 3) non tutti sono felici delle gestione gerarchica del minutaggio, anche se lo scontento numero uno ha fatto la valigia. Era Mattia Destro che, anche se al Milan sta vivendo le stesse difficoltà, resta il secondo marcatore giallorosso stagionale: 5 gol, come Totti ma senza rigori, dopo gli 8 di Ljajic. L’allenamento di ieri è stato condotto da Bompard e Fichaux perché Garcia, prima di rientrare a Trigoria, era a Coverciano per la «Panchina d’oro». E le parole del francese non sono state banali: «Io a Roma sto bene e voglio vedere il nuovo stadio. Siccome non credo che lo faranno l’anno prossimo, mi dovrete sopportare ancora a lungo. Domenica ero deluso, non arrabbiato. Mi sono svegliato motivato e carico, dobbiamo lavorare per fare una grande gara giovedì. Mi aspetto di più da tutti i giocatori, non da un singolo. So cosa possono fare i miei calciatori. La squadra non mi segue? Avete capito male, non ho mai detto queste parole: siamo uniti con la società e lo staff. Europa League obiettivo principale? No, è tornare in Champions». Come poi ripetuto alla squadra.