10/03/2015 09:14
GASPORT (M. CECCHINI/D. STOPPINI) - Verità pubbliche, verità private ed entrambe, probabilmente, lontano da quella che potrebbe essere la cura della malattia Roma. Ieri era il giorno di Rudi Garcia, atteso dai tifosi come un angelo vendicatore dopo la prima, esplicita presa di posizione «contro» la squadra reduce dal modestissimo pari col Chievo. In realtà, poi, le cose non sono andate proprio in questo modo, ma lo si era già capito nel corso della mattinata quando – partecipando a Coverciano alla Panchina d’Oro – aveva un po’ ammorbidito le posizioni del giorno prima.
SUL PODIO Detto che il 3° posto dietro Montella lo ha un po’ sorpreso, Garcia ha socializzato parecchio. Una chiacchierata con Bertelli – ex preparatore della Roma, ora in Nazionale con Conte –, poi un saluto con Benitez e un altro con Guidolin. Ma il confronto più lungo l’ha avuto con Marcelo Bielsa: risate e voce bassa. «Abbiamo parlato di calcio francese», ha raccontato Rudi. Ma ovviamente è la Roma a tenere banco. «Arrabbiato per domenica? No, più che altro deluso per la prestazione. Ma ora sono motivato e carico. Pretendo tanto dalla mia squadra. Devo essere esigente con i miei giocatori, non è vero che li ho accusati, ma so che la mia Roma può dare molto di più. Il nostro obiettivo primario è la difesa del 2° posto e il passaggio del turno in Europa League. Io voglio restare alla Roma, qui mi trovo bene. La mia idea è allenare la squadra nel nuovo stadio: credo che mi dovranno sopportare ancora a lungo, anche perché non credo che lo stadio sarà pronto già il prossimo anno...».
LE RAGIONI DI GARCIA Una volta a Trigoria, poi, Garcia si è riunito per venti minuti col gruppo, sottolineando alcuni concetti non nuovi, che riassumiamo così: «Sono deluso dal modo in cui avete interpretato le ultime partite. Pretendo di più. Non fate quello che proviamo, se continuiamo così buttiamo la stagione. Invece possiamo ancora andare avanti in Europa e soprattutto centrare l’accesso in Champions. Per farlo dobbiamo dare tutti di più. ne possiamo uscire solo tutti insieme». In generale, ciò che rimprovera è questo: 1) Poca concentrazione. Durante la settimana si provano delle soluzioni tattiche che i giocatori poi non mettono in pratica. 2) Poca personalità. Vero che la squadra ha perso dei leader come Benatia, Bradley e poi Castan e Balzaretti, però il resto del gruppo – ad eccezione dei soliti De Sanctis, Totti, De Rossi e Keita – sembra non avere carattere nei momenti difficili. 3) Poco «mutuo soccorso» (copyright Sabatini). Quando sono in difficoltà i giallorossi non si aiutano come lo scorso anno e quindi tutto diventa fragile.
LE RAGIONI DEL GRUPPO I giocatori, per parte loro, non hanno quasi parlato, ma le perplessità filtrano lo stesso, anche se a onor del vero le posizioni sono diversificate. 1) Preparazione sbagliata. La scelta di appesantire i carichi non ha pagato soprattutto in brillantezza. 2) Tatticamente monocordi. Nelle difficoltà non vengono studiate soluzioni nuove che aiutino la squadra, quando gli avversari prendono le misure. 3) Assenso ad un mercato invernale quanto meno discutibile. In realtà però l’adesione sarebbe pubblica, perché in realtà Garcia da Sabatini avrebbe voluto scelte differenti. Ma anche queste sono «verità» parziali. E soprattutto del giorno dopo. Quelle che forse non servono a (quasi) nulla