29/03/2015 10:38
GASPORT (D. STOPPINI) - Mi è sparita la Roma. Mi è sparito l’attacco. Rudi Garcia legge questa tabella e si spaventa: penultimo reparto del girone di ritorno, 7 reti in 9 partite, peggio in Serie A ha fatto solo il Parma, che oggettivamente ha problemi ben più seri da affrontare. È un crollo verticale, neppure troppo annunciato, se è vero che al termine del girone d’andata le reti segnate erano 32, quarto attacco del campionato. E non è finita. Dice Garcia: «Arriviamo a conquistarci tante occasioni da gol, significa che non abbiamo un problema di gioco». Come a dire: sono gli attaccanti a dover segnare. E un’altra tabella dà ragione all’allenatore. La Roma era prima nel girone d’andata per percentuale realizzativa, ovvero il rapporto tra tiri e gol segnati: 17,02%, contro il 17% netto della Juventus. Nel ritorno, dunque nelle ultime 9 giornate, la squadra è crollata al penultimo posto: oggi segna solo il 7,07% delle occasioni che arriva a crearsi. Così, a questa andatura, come riuscire a centrare la Champions League? Impossibile.
SI CAMBIA - Serve un’inversione di rotta, magari pure a U. Tanto non si offende nessuno, perché nessuno ne ha il diritto. Non ce l’ha Iturbe, l’uomo del sogno estivo ma pure degli incubi invernali. Non ce l’ha Gervinho, che è rimasto in Africa a festeggiare la Coppa e ha spedito a Roma il fratello, quello che tanto Garcia lo manda in campo comunque, filosofia che ha creato scompiglio pure nello spogliatoio di Trigoria. Non ce l’ha in fondo neppure Doumbia, già divorato da giudizi tranchant , tanto che oggi scommettere su un suo futuro a Roma — lui che è arrivato da un mese e mezzo — non è poi così semplice. L’inversione a U è doverosa. E porta il faccione di Victor Ibarbo, il rinforzo del mercato di gennaio pronto ad esplodere con l’ora legale, sotto Pasqua. L’infortunio-choc appena arrivato in giallorosso è dimenticato. I pochi minuti disputati a Cesena hanno dato la sensazione di un attaccante pronto a giocarsi tutte le chance di una conferma a Roma. «Sono qui per fare grandi cose, non solo per 4 mesi — ha detto a Roma Radio —. Voglio vincere titoli, trofei, voglio giocare in Champions». Per farlo, deve convincere la Roma a versare 12,5 milioni di euro a giugno al Cagliari, dopo i primi 2,5 già pagati per il prestito. La vita è adesso, l’occasione sta per arrivare. Perché Garcia è tentato di lanciarlo dal primo minuto contro il Napoli, sabato prossimo. In settimana il colombiano si è allenato bene, ha guadagnato punti praticamente su tutti: Totti è ai box per i postumi di un problema muscolare, Iturbe è ora nelle retrovie, gli altri sono in giro per il mondo con le nazionali. Ibarbo no. «Vorrei giocare da esterno, ma se Garcia ha bisogno faccio anche il centravanti — ha detto ancora il colombiano —. Dobbiamo fare di tutto per qualificarci alla Champions, il momento è difficile, i tifosi non credono più in noi. Ma con allegria, umiltà e sacrificio se ne esce». Ricetta semplice, come pure quella di un tridente formato da lui, Ljajic e Totti. Sarebbe un inedito. Ma in fondo di cose sconosciute ha bisogno la Roma. Le strade battute non sono quelle giuste. Ibarbo è il piano d’emergenza. Con qualche mese di ritardo, ma ancora in tempo per l’ultima svolta Champions.