25/03/2015 10:10
LA REPUBBLICA (D. DEL PORTO) - Lo scandalo è prescritto, ma Calciopoli non è stata un’invenzione. Il timbro della Cassazione non spegne le polemiche, ma in attesa delle motivazioni si possono fissare alcuni punti fermi dell’inchiesta più dirompente mai condotta sul mondo del pallone
L’ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE Quella della terza sezione penale della Suprema Corte è la quinta sentenza che conferma il caposaldo dell’impianto accusatorio configurato dai pm di Napoli Filippo Beatrice, Giuseppe Narducci e Stefano Capuano e dai carabinieri di Roma all’epoca diretti dal maggiore Attilio Auricchio: negli anni sotto inchiesta, un’associazione per delinquere si muoveva «per condizionare i risultati delle partite, le designazioni arbitrali, le carriere dei direttori di gara e l’elezione dei vertici della Lega calcio», come ha detto nella sua requisitoria il pg della Cassazione Gabriele Mazzotta, le cui richieste sono state integralmente accolte dalla sentenza di lunedì notte. Per questo reato è stata emessa, nei confronti dell’ex arbitro internazionale Massimo De Santis, l’unica condanna del processo: un anno di reclusione con sospensione condizionale, peraltro interamente coperto dall’indulto. De Santis viene condannato non perché sia l’unico componente dell’associazione, ma perché aveva rinunciato alla prescrizione. L’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi, l’ex amministratore delegato del club Antonio Giraudo, l’ex designatore arbitrale Pierluigi Pairetto e l’ex vice presidente federale Innocenzo Mazzini, condannati in primo grado e in appello, vengono prosciolti perché il reato è prescritto. «La prescrizione non è un’assoluzione — sottolinea il giudice Eduardo De Gregorio, che ha condannato in primo grado con rito abbreviato Giraudo, assolvendo gli altri dieci imputati di quel troncone — i fatti sono rimasti accertati nella loro storicità, come i sorteggi pilotati, gli incontri anomali fra gli imputati, e l’uso di schede estere segrete. Sono circostanze che non si possono negare, come ha ricordato anche il procuratore generale della Cassazione». La Corte di Cassazione ha invece assolto da tutte le imputazioni con la formula più ampia, “perché il fatto non sussiste”, gli ex arbitri Paolo Bertini e Antonio Dattilo. Anche Moggi è stato assolto con la stessa formula dai due capi di frode sportiva contestati ai due ex fischietti di serie A. Non dall’associazione però.
LE SCHEDE ESTERE Un elemento chiave, nella cristallizzazione dell’ipotesi di associazione per delinquere, è stato assunto dalle utenze telefoniche riservate distribuite da Moggi. Davanti alla Cassazione, i legali dell’ex dg della Juve, Maurilio Prioreschi e Paolo Trofino, hanno ribadito che quelle schede servivano per proteggere i segreti del calciomercato. Ma proprio questa «condivisione» di cellulari segreti è stata invece ritenuta dal pg della Cassazione «sintomatica dell’indice associativo, anche perché i contatti avvenivano sempre in prossimità del sorteggio arbitrale ».
IL RUOLO DELLA JUVENTUS Il processo di primo grado ha escluso la responsabilità civile della Juventus, assistita in giudizio dall’avvocato Pino Vitiello, ritenendo che Moggi avesse agito «nell’esercizio di un potere personale avente manifestazioni esteriori esorbitanti» rispetto al suo ruolo in società. Questa impostazione non è stata modificata nei successivi gradi di giudizio. Resta da capire adesso quali saranno le mosse del club, impegnato nel contenzioso da 443 milioni con la Federcalcio, e se ci siano margini per una riapertura del processo sportivo che ha portato alla revoca degli scudetti 2005 e 2006.
I RISARCIMENTI IN SEDE CIVILE Il processo penale è concluso, ma è ancora aperto il discorso sulle richieste di risarcimento del danno che potrebbero essere avanzate in sede civile. Non sono al riparo da questa (concreta) eventualità non solo Moggi e Giraudo, ma anche altri imputati per i quali è stata dichiarata la prescrizione anche solo per frode sportiva, come i fratelli Della Valle (difesi dagli avvocati Francesco Picca e Alfonso Furgiuele) e Claudio Lotito, per i quali la Cassazione ha rinviato gli atti alla Corte d’Appello in sede civile per la determinazione su questo punto.
LE POLEMICHE SULLA PRESCRIZIONE «L’istituto della prescrizione sembra proprio debba essere rivisto, ma mi pare che il Parlamento ci stia lavorando», dice il giudice De Gregorio. Anche uno juventino come Antonio Di Pietro protesta: «Come al solito mettono le guardie quando i ladri sono scappati: oggi è stato presentato il disegno di legge per allungare la prescrizione e proprio oggi sono scaduti i tempi del processo Moggi ». Michele Anzaldi, del Pd, twitta: «Con la riforma al voto in aula il processo non si sarebbe prescritto». E da giudiziaria, la partita di Calciopoli è già diventata politica.