23/03/2015 10:20
IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - Era il 26 marzo dello scorso anno e in Campidoglio andò in scena lo show della presentazione ufficiale del nuovo Stadio della Roma di Tor di Valle. C’erano tutti, da Marino a Falcao, da Pallotta a Totti a Bruno Conti. Brindisi e champagne e tante dichiarazioni ottimistiche, tanto che il sindaco annunciò che per inizio 2015 sarebbero partiti i lavori.
Lo stesso Marino che ieri, dando il via alla Maratona di Roma, è tornato sulla vicenda. E i toni, dopo le granitiche certezze espresse fino a qualche giorno fa, sono diventati decisamente più freddi. Avvicinandosi sempre più la scadenza del parto da lui preconizzato (la primavera ormai è iniziata), il sindaco appare più prudente. Prima, in radio, con un artificio retorico aveva detto che «il presidente Pallotta mi ha assicurato che per le prossime settimane il progetto sarà pronto». Poi, ieri mattina ha aggiunto: «Ho parlato a lungo al telefono con Pallotta. È in arrivo a Roma Mark Pannes (oggi, ndc) e, questa settimana, insieme agli altri assessori coinvolti, lo incontrerò. Arriverà appositamente dal Texas, perché io gli ho chiesto di poter vedere lo stato di avanzamento dei lavori. Sarà un lungo incontro tecnico in cui lui ci sottoporrà il progetto esecutivo quasi completato». E, in cauda venenum, «dal canto nostro, abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo fare: il Comune ha esaminato il progetto, ha dato il voto sull’interesse pubblico, adesso serve il progetto esecutivo in modo che possa essere esaminato dalla regione Lazio».
Fra le righe si legge chiaramente: io ci ho messo la faccia e voi? Quando portate il progetto? Il problema vero, Marino non ce ne voglia, è proprio nel concetto di «progetto esecutivo quasi completato». Per i proponenti è un punto certamente positivo aver superato lo scoglio principale: il via libera della politica, ottenuto, sotto Natale scorso, con l’approvazione da parte del Consiglio comunale della delibera che sancisce il «pubblico interesse» allo stadio e le sue pertinenze. Ma ora parlano i tecnici. Fino a venerdì scorso alle 17 non era giunta al Municipio IX, competente per territorio, la comunicazione di avvio dei lavori per la realizzazione dei sondaggi idrogeologici necessari per dare alla progettazione definitiva un carattere reale e concreto. Senza quelle rilevazioni, i cui tempi ordinari oscillano fra i 2 e i 4 mesi, infatti, non è possibile conoscere il sottosuolo, né quanto in profondità occorrerà scavare per gettare le fondamenta. Insomma, non si può presentare un progetto definitivo.
I sondaggi geologici, quindi, uniti alla necessità di predisporre le Valutazioni di Impatto Ambientale (tempistica lunga, oscillante fra i 4 e gli 8 mesi di tempo), sembrano spostare, al di là di eccellenti rendering sul progetto e di ottimistiche dichiarazioni di intenti, molto lontano il tempo in cui la Regione Lazio - alla quale il Campidoglio dovrà «girare» i progetti definitivi una volta depositati ed esaminati dal Comune - dovrà dare il via al countdown semestrale entro cui la Conferenza di Servizi decisoria dovrà pronunciarsi in modo definitivo sullo stadio.
Oltre a questo, pesano altri elementi di incognita. Il primo dei quali è dato dai diversi ricorsi che, in questi mesi, sono stati presentati contro la realizzazione dell’impianto: dal Movimento 5 Stelle a diverse associazioni. Tutti giacenti in Procura e che, quindi, costituiscono una «spada di Damocle» sull’intera opera.
Non da ultimo, poi, va ricordato anche il procedimento fallimentare che vede coinvolta la società Sais di Papalia, venditrice del terreno di Tor di Valle alla Eurnova del Gruppo Parnasi. Prima del prossimo autunno non si giungerà a una definizione del procedimento fallimentare e, se il Curatore Fallimentare, Maurizio Battista, si mostra tutto sommato ottimista sul fatto che il terreno alla fine resterà nelle disponibilità di Luca Parnasi, occorre attendere l’analisi completa della massa debitoria della Sais prima di poter porre fine anche a questa parte della vicenda, dato che non è da escludersi che i creditori di Papalia possano ricorrere in sede civile con degli esposti chiedendo la revoca dell’atto di compravendita che ha assicurato a Parnasi le aree.
In sostanza, allo stato attuale, tutto può avvenire ma, miracoli a parte, i tempi per realizzare lo Stadio appaiono decisamente più lunghi di quanto Marino, Pallotta e Pannes hanno fino ad oggi pensato.