09/03/2015 09:00
GASPORT (D. STOPPINI) - Ha subito un break, Federico. La partita mica è persa: c’è il cambio di campo, il coach è in panchina a dar consigli, il mondo lo guarda e fa il tifo per lui. Perché come fai a non stare dalla sua parte, in fondo è un match contro la sfortuna. E la sfortuna, beffarda, ha scelto ieri il minuto 17 di un Chievo-Roma qualsiasi per strappare il servizio al tennista-difensore Mattiello, vent’anni da compiere il prossimo luglio, campione toscano quando era un Under 12 con la racchetta in mano, promessa nazionale con il Tc Bagni di Lucca, prima di decidere che lo sport della sua vita sarebbe stato il calcio.
PROMESSA A fronte di tutto. Anche di un contrasto duro sulla trequarti con Nainggolan, la gamba destra che resta sotto e si piega in maniera innaturale, il romanista Paredes che non capisce e va quasi a rimproverarlo per il fallo, l’altro giallorosso Cole che invece si agita e chiama subito la barella in campo. Mani nei capelli, per una diagnosi che anche il più incompetente dei medici avrebbe stilato in un secondo: frattura esposta di tibia e perone. Tutti si disperano, qualche compagno del Chievo ha le lacrime agli occhi, Keita gli mette una mano sulla fronte per accarezzarlo, come farebbe un padre con il proprio figlio. Il più lucido era proprio Federico, nonostante quegli occhi spaventati da una gamba dondolante, senza controllo: al rientro negli spogliatoi, ancor prima dei medici, ad accogliere il giocatore è stato il presidente del Chievo Luca Campedelli. «Ora non pensare a niente, sei in buone mani», gli ha sussurrato. «Più o meno lo stesso rumore della gamba di una sedia che si spezza», è invece il racconto di chi era a bordo campo al Bentegodi. «Non mi sono reso subito conto - ha poi spiegato Radja Nainggolan -, siamo entrati tutti e due in maniera decisa, poi la sua gamba è rimasta sotto. Gli faccio gli auguri, è un ragazzo giovane che stava facendo bene, mi dispiace, tornerà più forte».
MIGLIORE COL MILAN Federico è stato operato già ieri sera, all’ospedale Sacro Cuore di Negrar, per la riduzione della doppia frattura. L’intervento è stato eseguito dal professor Claudio Zorzi, che per tutto il pomeriggio è stato a contatto con il medico del Chievo Giuliano Corradini e con il coordinatore sanitario juventino Fabrizio Tencone, che ha immediatamente raggiunto Verona, perché il cartellino è di proprietà bianconera. I tempi di recupero sono stimabili intorno ai sette mesi, scongiurato l’interessamento dei legamenti. L’immagine shock ha fatto il giro del mondo. Un giro largo ora dovrà farlo anche Mattiello: l’autostrada della carriera s’è momentaneamente bloccata, c’è una deviazione imprevista. Eppure sembrava che il viaggio fosse rapidissimo. Aveva esordito in Serie A in questo campionato, con la Juventus: Allegri lo aveva fatto debuttare contro il Parma e poi rimesso in campo per qualche minuto contro la Lazio. A gennaio era arrivato al Chievo, in prestito dal club bianconero. E quella di ieri era la sua seconda partita da titolare in campionato, peraltro consecutiva: contro il Milan, la scorsa giornata, era stato il migliore in campo per la Gazzetta. I messaggi di solidarietà - da Allegri a Castan, passando per Marchisio - si sono sprecati. Piccole grandi luci in un pomeriggio triste, che ha visto al fianco di Federico il fratello, gli amici più stretti, molti compagni di squadra, il procuratore Andrea Pastorello. Tutti con la faccia triste. Tutti che uscivano dalla stanza di Federico al quarto piano con la stessa impressione: «Qui il più sereno di tutti è lui». Perché da tennista consumato sa che un break si recupera, basta solo attendere l’occasione giusta.