02/03/2015 14:13
IL MESSAGGERO (E. GIULIANELLI) - Rio Mavuba, classe 1984, centrocampista del Lille e della nazionale francese. Sui suoi documenti c’è scritto nato in mare, uno status particolare che ha caratterizzato anche la sua carriera calcistica. Con Rudi Garcia ha ottenuto i maggiori successi, la vittoria del campionato e della Coppa di Francia.
Due parole sulla stagione del Lille. Come sta andando?
«Una stagione complicata. Abbiamo avuto molti infortuni e non siamo ancora stati in grado di trovare un sostituto all’altezza di Kalou».
Cosa rappresenta per lei Lille, dal punto di vista umano e come calciatore?
«Come calciatore Lille è la squadra che mi ha portato a vincere i trofei più importanti della mia carriera. Come uomo mi ha permesso di crescere, di maturare: inoltre è la città dov’è nato mio figlio».
Rudi Garcia arrivò a Lille nel 2008, come lei. Fu lui a volerla?
«Arrivai in prestito con Claude Puel. Quando Rudi prese la squadra mi chiamò molte volte per invitarmi a trasferirmi definitivamente a Lille; all’inizio esitai, ma poi mi sono lasciato convincere. E non ho rimpianti».
Che ricordi ha di quella straordinaria vittoria della Ligue 1?
«Ho solo bei ricordi. Avevamo una squadra che giocava molto bene. Con Gervinho, Adil Rami, Sow, Hazard. Avevamo davvero un dream team, un grande collettivo che ci permise di collezionare un double, campionato e Coppa di Francia. Erano 50 anni che il club non vinceva il trofeo, quindi fu inevitabilmente fantastico!».
E’ vero che Garcia l’ha cercata in estate e a gennaio per convincerla a seguirlo nella Roma?
«Sono ancora in contatto con lui: non tutti i giorni, ma ci sentiamo regolarmente. Ho lavorato 5 anni con lui e mi sento anche con Claude Fichaux e Fred Bompard».
A suo modo di vedere, quali sono le sue caratteristiche in campo?
«Penso di essere rigoroso, preciso, uno che lavora duro e penso di avere una buona capacità di lettura della gara. Ma soprattutto mi piace pensare come squadra: senza il collettivo l’individuo è niente».
Chi era il suo giocatore preferito da ragazzo?
«Zidane. Nel mio ruolo direi Davids e Gattuso».
Suo padre ha giocato nello Zaire: lui l’ha spinta a fare il calciatore?
«Penso che abbiamo l’amore per il calcio nei geni. Me l’ha trasmesso, come ho fatto io con mio figlio».
Lei è nato su una nave, da apolide. Com’è andata?
«I miei genitori fuggivano dalla guerra civile in Angola ed erano diretti in Francia. Sono nato sulla nave durante il viaggio».
Come scelse la Francia?
«Avevo lo status di rifugiato politico. Era strano per me da giovane non poter essere convocato in alcuna selezione nazionale; poi abbiamo svolto tutte le pratiche burocratiche per ottenere la nazionalità francese. Avrei potuto optare anche per il Congo, l’Angola o il Portogallo, ma ho scelto la Francia».
E’ soddisfatto della sua scelta?
«La Francia è il Paese che ha accolto me e la mia famiglia e ho un forte attaccamento per quella che considero la mia patria».