18/03/2015 09:43
CORSERA (G. PIACENTINI) - E adesso che succede? Roma giallorossa, ieri, si è risvegliata con questa domanda nella testa. La sconfitta contro la Sampdoria ha frantumato le poche certezze rimaste, la Lazio ad un solo punto di distanza ha fatto il resto. Alzi la mano chi due mesi fa - il 6 gennaio i giallorossi erano ad un punto dalla Juventus e ne avevano nove di vantaggio su Napoli e Lazio - avrebbe immaginato questa situazione: se domani dovesse sfumare anche l’Europa League, contro la Fiorentina, la squadra di Garcia si troverebbe con il solo obiettivo di mantenere il secondo posto. Un traguardo più per i ragionieri della società che devono tenere in ordine i conti che per l’ambizione dei tifosi, che anche quest’anno rischiano di ritrovarsi a fine stagione con «zeru tituli». Uno scenario che porterebbe all’ennesima rivoluzione, con partenze eccellenti: il messaggio, emerso dalle parole dei protagonisti nel dopo-gara, è che nella Roma sono tutti in discussione. Da Rudi Garcia («Non sarò un peso per questa società») fino all’ultimo dei calciatori. Ieri a Trigoria è andato in scena l’ennesimo confronto tra il tecnico, che avrebbe usato toni molto più duri rispetto al solito, e la squadra: ha preso la parola anche Francesco Totti, mentre altri hanno invece usato canali differenti per comunicare il proprio stato d’animo. Ieri mattina Miralem Pjanic - protagonista insieme a Gervinho di un incontro con i ragazzi della scuola Pisacane a Torpignattara - è stato protagonista di un siparietto con un tifoso che gli chiedeva conto (in modo colorito) delle prestazioni recenti. «È un periodo negativo, non lo facciamo apposta», la risposta del bosniaco ,che doveva servire a rassicurare il tifoso. Il tentativo, però, è andato a vuoto. Per «chiedere scusa a compagni, società e tifosi», Seydou Keita (squalificato per un turno e multato dal giudice sportivo) ha usato Twitter, mentre Gervinho sul canale Youtube della Roma ha ricordato che per lui «il calcio è gioia». Peccato che la sua sembra averla lasciata in Costa d’Avorio, dopo la vittoria della Coppa d’Africa.