21/03/2015 09:14
IL TEMPO (A. AUSTINI) - E adesso? Salvare il salvabile, che significa difendere il secondo posto o tenere almeno il terzo, poi l’ennesima rivoluzione. La Roma vive l’incubo di dover rimettere tutto in discussione appena una stagione dopo quella che sembrava una rinascita e l’inizio di un percorso vincente. Pallotta è sorpreso e deluso, Garcia naviga a vista, Sabatini è provato fisicamente e anticipa a parole le possibili dimissioni per togliere pressione all’allenatore e alla squadra, diversi giocatori preparano le valigie perché infastiditi dall’ambiente tornato invivibile, altri verranno messi alla porta. Al momento l’unica certezza maturata dentro Trigoria è la necessità di intervenire pesantemente sulla rosa: c’è un’evidente carenza di personalità, un problema che sembrava risolto grazie all’arrivo di gente come De Sanctis, Benatia, Castan, Maicon e Strootman, gli ultimi quattro spariti per motivi diversi. Solo l’olandese e il centrale brasiliano faranno certamente parte della Roma del futuro, anche se entrambi dovranno completare un lungo periodo di riabilitazione.
C’è un bisogno disperato di recuperare la loro «leadership», mancata troppe volte in questa stagione che rischia di finire a mani vuote. E di aggiungere nello spogliatoio giocatori capaci di vincere quando bisogna farlo. Invece la Roma di oggi manca puntualmente negli appuntamenti decisivi.
Il 7 dicembre l’inizio della caduta col pari casalingo contro il Sassuolo nel giorno in cui si poteva tornare a -1 dalla Juve (è successo poi il 6 gennaio), tre giorni dopo ko in Champions col City, quindi il derby fallito a metà nel giorno in cui la Juve giocava a Napoli. E da lì una serie infinita di pareggi fino alla sconfitta con la Samp. Poi il doppio fallimento in Coppa Italia ed Europa League di fronte a quella Fiorentina di Montella sempre battuta prima.
Ora mancano undici sfide in cui invertire la rotta. Ma questa Roma non sembra avere la forza per riuscirci. Comunque solo a fine stagione si faranno i conti con tutti, considerato che la società ha già inviato agli azionisti e all’Uefa il suo business plan quinquennale che prevede, stagione per stagione, due ipotesi: una con gli introiti della Champions, l’altro con quelli più modesti dell’Europa League. Arrivare secondi o meno sposta una cinquantina di milioni di ricavi, ma il piano-B è pronto e dovrà eventualmente passare per qualche sacrificio in più sul mercato.
Sabatini non è spaventato dalla prospettiva e conta di poter racimolare parecchio denaro da un patrimonio di giocatori stimato nel bilancio sui 300 milioni. Cifre puramente teoriche, ma c’è chi sta messo peggio. Pjanic, Destro e Ljajic le potenziali cessioni più onerose, tutto come sempre dipenderà dalle offerte. In entrata sulla carta servono un portiere, due terzini, un centrocampista e due attaccanti. Tutti titolari.
A chi sarà affidata la nuova missione? Sabatini di sicuro intende guidare il prossimo mercato estivo. Se poi la pressione su di lui dovesse aumentare, chiederebbe di farsi da parte ma Pallotta gli ha già fatto capire che le sue dimissioni sarebbero respinte.
Su Garcia c’è meno convinzione anche se la società, tuttora, vorrebbe tenerlo. Il tecnico, però, non ha più la situazione sotto controllo, i giocatori sono impauriti e sfiduciati. Il finale di stagione gli farà capire meglio se ci sono i margini per risalire e rilanciare nella prossima stagione la sfida alla Juve, puntando sui rinforzi in arrivo dal mercato
Se sarà Garcia ad alzare bandiera bianca, magari forte di altre offerte, a quel punto la Roma non potrebbe trattenerlo come accaduto con Luis Enrique. Una piazza che brucia un allenatore all’anno, «la più difficile del mondo» dice Rudi. I dirigenti la pensano come lui.