24/03/2015 12:35
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - È bastato un gioco di prestigio a convincere tutti. Nominalmente non era l’esordio per colpa di 3 minuti giocati a ottobre contro il Chievo. Ma di certo quando ripercorrerà le tappe della propria carriera, Salih Uçan non potrà non pensare a quella notte di Cesena in cui Roma iniziò a scoprire il suo talento. Trentatre minuti, una giocata di tacco tra due avversari, sufficienti a convincere il ds della Roma Walter Sabatini: “Uçan resta alla Roma“, la decisione. Nel 2016 verrà riscattato in cambio di 11 milioni dal Fenerbahçe: e pensare che fino a poche ore fa di lui si parlava come di un oggetto misterioso. I 4,75 milioni spesi per il prestito sembravano una follia, 3 minuti in stagione, altrettanti infortuni. E un’idiosincrasia con la lingua italiana che lo obbligava ad allenarsi con accanto un interprete: normale per un ragazzo nato in una città turca sulla costa dell’Egeo, Marmaris, in onore di cui ha scelto il numero di maglia, il 48, che rappresenta casa sua sulle targhe.
Sabatini lo ha scoperto, innamorandosene, quasi per caso, guardando in tv i quarti di Europa League del 2013: Salih gioca poco più di un quarto d’ora e avvia il contropiede del pari turco. Avversario la Lazio, allo stadio Olimpico. Al ds della Roma sembra un segno: lo segue un anno, a gennaio 2014 decide di prenderlo, chiuderà l’estate. A casa propria era una star: esordio a 17 anni nella Super Lig, a 18 il primo gol e il trasferimento al Fenerbahçe, la squadra del cuore. A Roma invece all’inizionon gioca, passa le serate a guardare le partite del suo ex club e pensa alla Turchia. Poi i 33 minuti che cambiano tutto. E non solo per lui: perché Cesena ha sancito anche la rinascita di Daniele De Rossi: dalla sostituzione chiesta a Firenze dopo 26 minuti al gol decisivo, tutto in 10 giorni. Una domenica da match winner capitan futuro la sognava da tempo: per allontanare sfortuna e tentazioni d’addio. E ritrovare quella normalità che ne ha fatto, per anni, il cardine della Roma.