26/04/2015 14:45
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Le sta provando tutte. Cambia uomini, moduli, strategie ma la Roma ha gli stessi problemi di sempre. L'impotenza di Garcia ha raggiunto i livelli massimi nella ripresa di ieri sera, quando non è riuscito per due volte a sostituire Ibarbo visto che gli altri in campo facevano la fila per uscire a causa di acciacchi vari. E tra urla di De Rossi e indecisioni a bordo campo, la squadra s'è dissolta. «Ibarbo era stanco, Pjanic aveva dei crampi - spiega Rudi - siamo rimasti con Victor in campo, poi per inserire Doumbia ci abbiamo messo troppo tempo perché non sapevamo se Keita potesse continuare. De Rossi pensava non mi fossi accorto che Seydou zoppicava, ma lui mi ha detto di sì. Abbiamo perso secondi preziosi, ma non è questo che ci è costato la sconfitta».
Garcia non può fare neppure le sostituzioni che vuole e, soprattutto, non sa più come salvare una stagione che rischia di finire malissimo. La Roma di oggi è in grado di regalare punti a tutti gli avversari, dal Parma derelitto, alle mediocri Torino e Atalanta, fino a un'Inter che nelle ultime quattro gare a San Siro aveva raccolto tre punti e qui non batteva i giallorossi dal 2011. A parole l'allenatore prova a trovare qualcosa in cui credere ancora. «La prestazione è stata di qualità, nulla a che vedere con il pareggio con l'Atalanta. Abbiamo giocato per vincere e fatto di tutto - analizza il tecnico - soprattuto nel secondo tempo. La sconfitta è illogica e immeritata. Il pareggio sarebbe stato più giusto, siamo stati anche sfortunati colpendo un palo. Forse l'abbiamo persa proprio perché nel finale provavamo a spingere».
E adesso, dopo l'ennesimo confronto infruttuoso a Trigoria di lunedì scorso, cos'altro può dire ai suoi per rianimarli? «I ragazzi devono alzare la testa perché nulla è perso. Giochiamo mercoledì sera contro il Sassuolo, non c'è tempo per lamentarsi. Andiamo avanti con la stessa voglia e gioco visti con l'Inter, dobbiamo solo migliorare l'efficacia nelle due aree». Lo ripete da inizio stagione, eppure il risultato non cambia. Le parole di ieri di Pjanic, «dobbiamo cambiare atteggiamento anche durante la settimana», fanno scattare un altro campanello d'allarme. «Se Miralem intendeva che dobbiamo subito concentrarci sul Sassuolo e non abbassare la testa, ha ragione», prova a glissare Garcia. Stavolta insieme all'attacco ha fatto cilecca la difesa. «L'Inter ha dei giocatori forti e può capitare di subire due gol così. Dietro abbiamo fatto alcune scelte sbagliate, soprattutto nell'impostazione: troppi palloni regalati. Partite del genere vengono decise da episodi, ma l'atteggiamento della squadra m'è piaciuto».
Il risultato no, come quasi tutti quelli dopo il successo di Udine del 6 gennaio che aveva portato la Roma a un punto dalla Juventus: nelle quindici partite successive i giallorossi hanno battuto solo Cagliari, Cesena e Napoli. Una media da retrocessione. Ieri la quarta sconfitta, la terza fuori casa in campionato. «Perdiamo poco - chiude Garcia - ma pareggiamo troppo. Nelle ultime sei bisognerà trovare le risorse per vincere le partite. Saranno tutte fondamentali, vogliamo la Champions che resta il nostro obiettivo». No, all'inizio era lo scudetto. Ora fa sorridere a ripensarci.