04/04/2015 10:16
GASPORT (M. MALFITANO / A. PUGLIESE) - Uno fa fatica nelle sfide che contano, quelle decisive, spesso negli scontri diretti. L’altro con quelle partite lì è più a suo agio e spesso le vince, tranne poi perdersi contro le medio-piccole. La sfida di oggi tra Garcia e Benitez non sarà solo quella tra due amici e professionisti che si stimano, ma anche tra due filosofie e mondi per molti aspetti diversi. A cominciare proprio dalle statistiche, che parlano di un Garcia più in difficoltà del collega negli scontri diretti con le grandi o nelle partite che fanno la storia, e di un Benitez che — invece — sembra quasi essersi abituato a regalare punti a formazioni sulla carta più deboli.
GLI ATTACCHI Contro le prime dieci quest’anno la Roma ha racimolato solo 4 vittorie in 12 gare, portando a casa 17 punti su 36. Il bilancio personale di Garcia con il Napoli, poi, ha un saldo negativo, finora tra campionato e Coppa Italia due vittorie e tre sconfitte. Juventus a parte, la squadra di Benitez è un po’ la sua bestia nera, quella con cui ha dovuto fare i conti già la scorsa stagione (eliminato dalla Coppa Italia) e anche quest’anno. «Ma la partita d’andata non c’entra, risale a 6 mesi fa, ora le squadre sono cambiate e i momenti sono differenti — dice l’allenatore della Roma —. Giocheremo per vincere, mi auguro solo che sia una festa in tribuna e fuori dallo stadio. E una bella gara». Già, anche perché la Roma ci arriva con i soliti problemi, a cominciare dalle assenze di Totti e Gervinho. «Il capitano non l’ho voluto rischiare, comunque abbiamo sei attaccanti e il Napoli una difesa che prende gol. Metterò in campo un attacco con giocatori complementari: Doumbia e Ibarbo sono vicini al 100%, Iturbe dà sempre il 200%. Higuain? Un grande giocatore, ma non penseremo solo a lui. Se difenderemo bene, non sarà necessario fare due gol...».
FELICE COSÌ Di certo, sarà necessario trovare le giuste motivazioni, quelle di cui la Roma sembra difettare. «Dobbiamo sfruttare il fatto che avremo un solo impegno a settimana — continua Garcia — Abbiamo pareggiato tanto, ma siamo ancora secondi, vuol dire che nella prima parte avevamo fatto una stagione eccezionale e possiamo tornare a quei livelli. Se invidio Benitez per il fatto di avere ancora le coppe? Rafa è un grande allenatore, ma sono secondo e sono contento così». ESALTAZIONE AZZURRA Le stesse statistiche che evidenziano le difficoltà della Roma negli scontri diretti raccontano, invece, una diversa realtà per il Napoli. Che contro le grandi si esalta e trova il giusto equilibrio per imporsi. L’ha fatto ben 6 volte, fin qui, nelle 12 gare disputate contro le prime 10. Un rendimento non eccezionale, ma discreto se si considera che ne ha pareggiate 3 e perse altrettante, sommando 21 punti su 36. La prima vera indicazione c’è stata proprio contro la Roma, all’andata, con un Napoli forza «dieci» che ridusse ai minimi termini un avversario impressionato dal ritmo e dalla velocità impressi alla partita. LIMITE PERICOLOSO I numeri, dunque, trasmettono ottimismo per lo scontro diretto dell’Olimpico. «Giocheremo una sfida Champions contro un avversario di qualità, con fiducia e consapevoli della nostra forza », spiega l’allenatore spagnolo che finora non è riuscito a dare continuità ai risultati. In effetti, contro le squadra mediopiccole, il suo Napoli ci ha rimesso parecchi punti, dando così la possibilità a Juve e Roma di allungare sin dalle prime giornate. Oggi, però, Benitez ha a disposizione un solo risultato per evitare il tracollo in campionato: deve vincere. «Gioco sempre per vincere e imposto le mie squadre in maniera propositiva - fa lo spagnolo -, ma anche un pari potrebbe essere utile. Abbiamo più scontri diretti che possono cambiare la classifica. Dopo la Roma, al San Paolo arriverà la Fiorentina, poi Samp e Lazio. Saranno dieci partite che potranno sovvertire i pronostici attuali». Concentrazione massima, dunque, per evitare di chiudere anzitempo il discorso Champions. Il presente di Benitez sta tutto nella sfida con la Roma: sarebbe deleterio perdere l’Europa dei grandi e giocarsela, poi, provando a vincere l’Europa League. E non l’aiuterebbe a decidere il proprio futuro, ammesso che non l’abbia già deciso. Perché semmai dovesse avere ancora qualche dubbio, la mancanza della Champions glielo cancellerebbe del tutto