17/04/2015 13:45
IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - L’inizio della fine dei rapporti tra James Pallotta, il presidente della Roma, e i tifosi giallorossi (o una porzione di loro) risale a due anni fa. Anche se mai, prima di quei giorni, era stato rilevato grande feeling tra la piazza e l’imprenditore di Boston. Maggio 2013: il club di Trigoria, pochi giorni prima della finale di Coppa Italia contro la Lazio, decide di cambiare il logo societario. Ecco l’immagine della Lupa Capitolina con i gemelli Romolo e Remo, corredata dalla scritta Roma 1927 (data della fondazione)al posto della storica scritta «ASR». La novità ai tifosi, specie a quelli di curva, non piace. «Sembra quello dei falsi sulle bancarelle», «Cancellata la nostra storia», i commenti più ricorrenti nelle radio e sui social network. A maggio dello scorso anno, in occasione di Roma-Juventus, all’Olimpico gran parte della tifoseria resta in silenzio, inoltre vengono esposti un paio di striscioni legati alla vicenda di Ciro Esposito: «Vogliamo ringraziare i tifosi che sono stati al nostro fianco oggi. Ci dispiace, invece, che altri abbiano deciso di non supportare la squadra. Ci saremmo attesi che nel corso di questa grande stagione tutti i tifosi volessero onorare gli sforzi e i traguardi dei nostri giocatori e della società. I tifosi dovrebbero sostenere la squadra piuttosto che altri interessi. Ci auguriamo di continuare a costruire una grande Roma e invitiamo tutti ad unirsi a noi», la nota firmata Pallotta (11 maggio). E non condivisa dagli ultrà.
NO ALLO STILE AGNELLI - A complicare la faccenda, poi, ci si è messa Juventus-Roma del 5 ottobre dello scorso anno: tifosi (e giocatori) romanisti inferociti per la tripletta dell’arbitro Rocchi, ma Pallotta - che non ha mai nascosto simpatie per la politica gestionale del club bianconero (ospitato a Trigoria per un allenamento dell’allora squadra di Antonio Conte, vigilia di Supercoppa 2013) - non si allinea. «Dovremmo fare tutti un respiro profondo e calmarci un po’. Il calcio è un gioco che va a mille all’ora e a volte emergono errori e controversie. Siamo due grandi squadre e ci avviamo verso una rivalità che durerà a lungo», il virgolettato di Jim (7 ottobre). Il quale viene accusato dalla piazza di esser stato troppo morbido e di aver dimenticato che la rivalità tra Juve e Roma va avanti dagli Anni Ottanta, con tutta una serie di episodi sempre dalle tinte bianco e nere. Poi, in febbraio, a Milano, prima della gara di ritorno tra Roma e Feyenoord, Pallotta analizza il momento giallorosso. «I problemi ci sono solo per i media. I tifosi non mi dicono queste stupidaggini. A vedere il problema sono pochi supporter che forse tifosi non lo sono neppure. La maggior parte delle persone non la pensa così: ne ho incontrate trenta e per loro era tutto a posto», parole di Jim (24 febbraio).
A MUSO DURO - Alla vigilia di Pasqua, c’è Roma-Napoli con lo striscione in Sud sulla signora Antonella Leardi e la conseguente squalifica della curva. «Non è giusto che tutti i nostri tifosi vengano puniti per pochi fucking idiots», tuona il presidente (7 aprile). Che, domenica passata all’Olimpico di Torino (12 aprile), si becca la contestazione dei tifosi in trasferta (anche) per non aver dato il la al ricorso contro la chiusura della Sud. Il giorno successivo sui muri di Trigoria appare un’eloquente scritta contro il bostoniano (13 aprile), mentre (martedì 14) è la Curva Nord a prendere posizione contro lo statunitense, chiedendo ai veri tifosi (un termine molto caro a James) di non entrare domenica allo stadio in occasione di Roma-Atalanta. Mercoledì (15 aprile) il presidente della Roma via chat dagli States si confronta con il popolo romanista: «Vogliamo sbarazzarci di chi non si comporta da vero tifoso. Tolleranza zero», tra i suoi pensieri. È di ieri, quindi, un messaggio diffuso in rete dagli Ultras della Roma. «Domenica ore 13.00 tutti allo stadio fuori ai baretti per far sentire la nostra voce! Chiunque non si sentisse un fottuto idiota sarà il ben accetto». To be continued...