16/04/2015 15:30
LAROMA24.IT - "Vogliamo sbarazzarci di quelle persone chi non si comportano da veri tifosi: per cambiare cultura, serve tolleranza zero". James Pallotta spacca in due la tifoseria della Roma e lancia un appello al calcio italiano nella lotta contro gli ultrà, mentre la squadra continua la lotta a distanza con la Lazio per il secondo posto.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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CORRIERE DELLA SERA (B. TUCCI)
Meritatamente, la Lazio è seconda in classifica. Otto gare, ventiquattro punti. Cioè, otto vittorie, una di seguito all’altra. (...) Certo, se si dovesse vincere per la nona volta, ci sarebbe soltanto il rammarico di aver cominciato il campionato nel peggiore dei modi. Proprio perché se la Lazio non avesse sofferto (come ha sofferto), probabilmente adesso assisteremmo ad un duello a due per la conquista dello scudetto. Ennesimo pareggio della Roma che si è fatta raggiungere dopo essere andata in vantaggio. Sì, ma su rigore, perché il male cronico dei giallorossi rimane quello di non avere una punta, un uomo-gol che finalizzi la gran mole di gioco della squadra. Garcia ha sempre sostenuto che non c’è bisogno di un centravanti del genere. Sbaglia in maniera grossolana, come sbaglia anche il d.s. Sabatini che non ha saputo nemmeno a gennaio comprare una punta necessaria come il pane. Per cortesia, evitate ai tifosi di vedere «ombre» al centro dell’area. Si sono buttati al vento milioni di euro, si chieda scusa e si volti pagina. E non si aggiunga errore ad errore. Domenica prossima scenderà all’Olimpico l’Atalanta che ha in panchina quel Reja che i tifosi giallorossi conoscono benissimo. L’imperativo categorico è vincere per non perdere anche il terzo posto.
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GAZZETTA DELLO SPORT (A. MONTI)
«A merica’, facce Tarzan!». La ricordate quella piccola «curva» di ragazzini urlanti che assistono al bagno di Alberto Sordi in Un giorno in pretura? Bene. James Pallotta, ieri, ha fatto Tarzan. Muscoli, cervello e botte da orbi: roba da cinema. Anzi, roba da Oscar. L’urlo del presidente giallorosso nella giungla del tifo arriva via Twitter e segna lo strappo più netto e clamoroso che si ricordi tra una società di calcio e gli ultrà. Chi pensava a una correzione di tiro dopo il «fucking idiots» della scorsa settimana, è rimasto deluso. A mente fredda, Pallotta ha rincarato la dose annunciando «tolleranza zero» verso i medesimi idioti. E’ andato giù piatto con una durezza senza precedenti: «I veri tifosi non fanno commenti razzisti, non tirano merda sui giocatori che ci stanno provando, non creano situazioni violente che poi pagano tutti gli altri». E per non farsi mancare nulla, ha pure circostanziato: «Nella partita contro la Fiorentina un piccolo gruppo ha chiamato la squadra sotto la curva e l’ha insultata: la merda è quella». Quanno ce vo’ ce vo’… Al netto delle coloriture era proprio quello che ci voleva e che ogni sportivo di buonsenso ha pensato dopo gli orridi striscioni contro la madre di Ciro Esposito. Pallotta ha coraggio e va reso gran merito al suo pensiero proprio perché è semplice e lineare. Non ha attaccato genericamente la curva bensì i gruppuscoli che sono in grado di condizionarne i comportamenti. E non ha lanciato i consueti generici appelli a «isolare i violenti». Ha detto con chiarezza che allo stadio si va per vedere una partita e non per occupare un territorio, per imporre la propria legge, per lanciare messaggi obliqui o esprimere attraverso striscioni un’opinione più o meno insultante. Chi lo fa non è persona gradita e deve starsene fuori. Anzi, verrà lasciato fuori d’imperio perché nel nuovo stadio della Roma come già accade in quello della Juventus con risultati confortanti i facinorosi saranno individuati attraverso sofisticate tecnologie di riconoscimento facciale e sanzionati duramente. Insomma, lotta senza quartiere agli «idiots». Ottimo programma. Attenzione però: Pallotta e la sua società (che ha rinunciato al ricorso contro la squalifica della curva) meritano qualcosa più di un plauso. Adesso è fondamentale che non siano lasciati soli. Da oggi misureremo la credibilità del mondo del calcio, delle altre squadre, delle istituzioni sportive e politiche proprio dal grado di solidarietà che sapranno esprimere nei confronti del presidente giallorosso. E dalla loro capacità di seguirne l’esempio. Già ci pare imbarazzante che un americano a Roma abbia avuto il coraggio o il candore di dire apertamente alcune verità che noi italiani troviamo conveniente sottacere. Ma sarebbe imperdonabile lasciare che Tarzan si batta da solo. O magari segargli la liana con cui pericolosamente volteggia nella speranza che batta il sedere e se ne torni al suo paese.
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IL TEMPO (G. GIUBILO)
Non è indispensabile guardarsi negli occhi, per un sereno colloquio. Deve averlo pensato James Pallotta che, azzerando le distanze, ha accettato di confrontarsi con i tifosi scontenti attraverso i messaggini tanto cari ai giovani. Ha avuto fortuna, il presidente giallorosso, che in fondo ha trovato degli interlocutori civili, con i quali si è concesso anche qualche battuta simpatica, confessando che la mamma usava talvolta con lui l'epiteto rivolto ai facinorosi dello striscione. Nessun dramma, insomma, anche se non si avverte l'esigenza di spiegazioni da parte della società, ognuno faccia il suo mestiere, si limitassero all'incitamento i tifosi, senza pretendere un protagonismo al quale non hanno diritto. A mio giudizio, l'errore della Roma è stato il mancato ricorso contro una squalifica che l'ammissione di impotenza del Viminale rendeva palesemente iniqua. Anche se molti sostengono di avere osservato gli striscioni già in bella vista fuori dallo stadio, ma anche in questo caso il difetto starebbe dalla parte delle forze dell'ordine. Per il resto, incoraggiante la piena fiducia accordata dal presidente a Rudi Garcia, difficile cancellare due stagioni vissute almeno al secondo posto, perso soltanto nell'ultima giornata. Ma questa naturalmente non è una novità. Sull'opportunità di queste botte e risposte ci sarebbe da discutere. Qualcuno giustifica l'iniziativa con altri esempi che la nostra massima divisione ci riserva. Ma quando si parla di De Laurentiis che, direbbero a Roma, nun s'azzitta mai, e del comico Ferrero, meglio non seguirli.