08/04/2015 14:37
IL MESSAGGERO (P. MEI) - Ingiustizia è fatta: i “fucking idiots” (fottuti idioti la traduzione più light), come li ha definiti il presidente Pallotta, vengono accomunati alla maggioranza del popolo giallorosso che ha la propria residenza nella Sud.
E la casa di tutti viene chiusa per un turno per gli striscioni che manifestavano un’opinione, discutibile come tutte, dichiaratamente senza un minimo di umano rispetto per il dolore di una madre. I tribunali dello sport (chiamarli giustizia sportiva è un eufemismo, in questo come in molti altri casi precedenti) hanno deciso che la Roma dovrà giocare la prossima volta all’Olimpico senza il cuore del suo tifo, che a volte batte all’unisono con la squadra, a volte contro tempo, quando quest’ultima non dà soddisfazione. Così è stabilito, perora: è un giudizio assai facile quello che non distingue tra responsabili e non, che agisce con lo spirito della retata, che individua ogni tanto qualche“reato” che non esiste e che, alla fine della vicenda, punisce la Roma e le migliaia di tifosi, abbonati la maggior parte, che con quello striscione e altre vicende non entrano proprio, magari nemmeno li condividono e certamente non condividono il modo di manifestare. E allora che giustizia è questa?E’ la stessa che punisce Carolina Kostner per non aver denunciato il proprio fidanzato che si dopava, per dirne una, e poi probabilmente (è successo già) accetta come scusanti, per il doping individuato nei reperti organici, l’aver compiuto un “rapporto sessuale improprio” come lo definì Bill Clinton.
Nessuno con un po’ di umano rispetto può condividere il gesto e lo scritto dello striscione comparso in curva Sud; non tutti debbono obbligatoriamente pensarla allo stesso modo del benpensante; nessuno può condividere la giustizia dell’ultima sentenza, che ingiusta è e rimane per tutti quelli che nulla avevano a che fare né con gli striscioni né con le opinioni, colpevoli soltanto di essere romanisti di curva. E’ una colpa? Per l’ingiustizia sportiva pare proprio di sì. Sarebbe l’ora di finirla. Se reato sportivo c’è(ma quale?), la tecnologia del controllo dovrebbe consentire l’individuazione del responsabile. La retata, comunque fatta, non è ammissibile.