29/04/2015 14:42
CORSERA (G. BAZOLI) - Lo «sfregiato» con la cicatrice sul volto ha iniziato a vuotare il sacco. Su tutto: i ripetuti contatti con i vertici dell’organizzazione che avevano base a Singapore, la rete di rapporti con i calciatori da corrompere, gli incontri di Serie A e B da truccare. Hristiyan Ilievski, il capo degli «zingari» costituitosi lunedì dopo una lunga latitanza, sta collaborando. Probabilmente più di quanto gli stessi magistrati si aspettassero. Ilievski ha raccontato la sua verità in quattro ore di interrogatorio davanti al gip Guido Salvini e alla presenza del procuratore capo Roberto di Martino. Una verità scomoda, la sua, per Stefano Mauri e Omar Milanetto, che il boss macedone ha detto d’aver incontrato prima di Genoa-Lazio del 14 maggio 2011, una delle partite più chiacchierate. Il primo nel ritiro laziale di Formello (ma la circostanza è negata da Mauri) e l’altro nella hall dell’albergo dov’era alloggiata la squadra genoana. Ilievski ha anche chiamato in causa (in riferimento a un episodio specifico) Stefano Bettarini e ammesso l’alleanza con gli «ungheresi», un’altra cordata di scommettitori, alla vigilia di Lecce-Lazio del 22 maggio 2011. Trapela che l’ex agente della polizia speciale macedone ha anche citato un nome inedito e un match nuovo rispetto a quelli usciti sinora dall’inchiesta. Nel suo mirino, poi, sono finiti tre calciatori prosciolti dalla giustizia sportiva, anche se figurano nell’elenco dei 130 indagati della procura di Cremona. L’ex super latitante investiva soldi suoi sia per corrompere i giocatori che per comprare informazioni, ma anche e soprattutto denaro ricevuto dagli asiatici. Un giorno, un loro intermediario gli consegnò in un aeroporto un trolley contenente 300 mila euro. L’interrogatorio riprende oggi perché, come ha detto l’avvocato di Ilievski, Luca Curatti: «C’è bisogno del secondo tempo e forse anche dei supplementari».
Intanto, l’inchiesta procede su altri versanti. Antonio Conte ha presentato in Procura una memoria tecnica e un memoriale privato. Con la prima i suoi difensori tentano di smontare l’accusa di frode sportiva, sostenendo che si è trattato al massimo di omessa denuncia. Nella seconda Conte entra nello specifico delle due partite che gli sono contestate durante il periodo in cui sedeva sulla panchina del Siena (con il Novara, 30 aprile 2011, e con l’Albinoleffe, 29 maggio 2011). Di Martino ha proposto all’allenatore della Nazionale il patteggiamento, ma i legali hanno detto di no: il c.t. ha espresso il desiderio che la sua posizione venga definita separatamente da quella degli altri imputati. Si stanno valutando altre strade percorribili — il rito abbreviato o il giudizio immediato —, per saltare l’udienza preliminare davanti al gup. L’obiettivo del c.t. azzurro è chiudere il caso e lasciarsi tutto alle spalle in tempi brevi, prima degli Europei 2016.