15/04/2015 19:36
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - A volerla vedere razionalmente, sembra una mano tesa per una tregua. Ma c'è già chi ne attacca il tempismo. Proprio nel pieno della settimana segnata dal sorpasso laziale al secondo posto, e infiammata dall'ira dei tifosi nei confronti del presidente Pallotta e dei suoi "fucking idiots", da Trigoria è partito il lancio della nuova campagna abbonamenti. Diventata immediatamente un nuovo terreno di scontro tra proprietà e tifosi: "Ora ci chiedete i soldi, ma non eravamo fottuti idioti?". E ancora: "Hungry for glory o hungry for money?", scimmiottando lo slogan del club.
PALLOTTA: LA STORIA DEL "NO" AL RICORSO - Paradossalmente la frattura è nata, più che dopo la famosa intervista degli "idiots", con il passo immediatamente successivo: la scelta di non presentare ricorso. A dimostrazione che anche tra i tifosi quell'attacco di Pallotta era stato accolto con un certo favore, dopo gli striscioni più che censurabili contro la madre di Ciro Esposito. Ma a Trigoria erano anche arrivate le mail di chi non era allo stadio perché in vacanza per Pasqua fuori Roma, e si aspettava un ricorso contro la chiusura del settore per non dover restare fuori domenica contro l'Atalanta. Anche Pallotta, almeno inizialmente, sembrava intenzionato a impugnare la chiusura della curva: dal dg Baldissoni aveva già ricevuto il testo del ricorso tradotto in inglese e era pronto a dare il via libera. Poi però si è confrontato con i suoi consulenti della Raptor e ha anche scambiato opinioni con un grande manager sportivo italiano. Prendendo la scelta giusta, appoggiata ieri anche dal presidente federale Tavecchio. E' vero che molti non si sono sentiti tutelati, ed è vero che non tutti i 14mila della curva approvavano e appoggiavano quello striscione. Ma con quella scelta Pallotta ha segnato un passo senza precedenti in Italia: tagliare del tutto il filo con gli "idioti" da stadio. Gli stessi che nella notte tra sabato e domenica a Trigoria aveva esposto dieci metri di stoffa con scritto: "This fucking idiot gonna pay you Mother fucker". Parole in libertà che in un inglese del tutto sgrammaticato sembravano persino ventilare una minaccia.
UNA ROMA PIU' AMERICANA - Di certo Pallotta è profondamente segnato da questo periodo, in cui alle tensioni con una fetta di pubblico si sommano i risultati deludenti della squadra. Per questo tra maggio e giugno, quando verranno al pettine i nodi qualificazione alla Champions e stadio, tirerà le somme sul futuro del club. Il rimpasto è inevitabile, quasi scontato che chieda ad Alex Zecca di diventare la sua "spia" romana: si tratta di un manager della Raptor Capital, Head Trader della società, socio di Pallotta, suo braccio destro e grande appassionato di calcio. Non dovrebbe avere incarichi dirigenziali, ma riferire - più che supervisionare - sul lavoro dei manager a Pallotta. In arrivo, per volere di Mr President, dovrebbero esserci anche due medici statunitensi, oltre al preparatore dei Boston Celtics Ed Lippie. Per una Roma ancora più americana di quella di oggi.