22/05/2015 14:34
GASPORT (M. PAGLIARA/ V. PICCIONI) - Prima di far calare il «game over» sulla sua brevissima presidenza, ha provato una strenua e disperata resistenza. Gli avevano offerto un’uscita di scena morbida, attraverso le dimissioni o l’autosospensione, per evitare che nel consiglio di lega si arrivasse a una spaccatura tra il fronte del no e quello del sì alla sfiducia. Evidentemente Felice Belloli ha pensato che poteva ancora cavarsela, nonostante la gravità della sua frase sulle «4 lesbiche», e ha risposto lanciando i suoi fedelissimi, dei comitati del Nord, contro il blocco agguerrito e deciso a mandarlo a casa. Ha provato a salvare la poltrona fino all’ultimo ma, dopo un’ora e mezza di confronto duro, sulla sua posizione è calata la sfiducia all’unanimità del consiglio (unico assente il presidente della Toscana, Fabio Bresci). Alle 16.41 si è così ufficialmente chiusa l’era Belloli, crollata sull’insulto omofobo a lui attribuito nel verbale del consiglio del dipartimento calcio femminile del 5 marzo. Ha prevalso la linea di Carlo Tavecchio: aveva ordinato «una decisione inevitabile» e il finale (per nulla scontato) è stato quello richiesto anche nell’ultima notte al telefono con tutti i presidenti regionali dal n.1 della Figc. Belloli è caduto sei mesi dopo la sua elezione. La Lnd può ripartire.
STESSO ALBERGO Belloli va a casa nell’albergo (l’Hilton di Fiumicino) dove era stato eletto il 10 novembre 2014 e dove Tavecchio era scivolato sulla gaffe «optì poba». Proprio il presidente Figc è stato il protagonista di una giornata che ha dato l’illusione di essere tornati ai tempi in cui nei Dilettanti comandava lui: al mattino, Tavecchio protagonista ovunque, mentre Belloli era un fantasma (assente anche al convegno Lnd su nutrizione e salute). Quando dopo pranzo si diffonde la voce di un Belloli deciso a dimettersi in avvio del consiglio di lega (si parla di un biglietto aereo prenotato alle 16 per tornare a Milano), sembra che l’epilogo della storia sia ovvio. E invece alle 14.50, quando il consiglio si riunisce, dopo l’ok al bilancio di previsione 20152016 (all’unanimità), Belloli piazza il colpo di scena. «Non mi dimetto – le sue parole in consiglio ai presidenti regionali –. Lascio a voi stabilire se devo restare o meno. Rimetto al consiglio il mio mandato». Belloli esce dalla sala e lascia l’albergo da un’uscita secondaria per evitare i giornalisti. Intanto il vicepresidente Alberto Mambelli, il delegato calcio a 5 Fabrizio Tonelli con Campania e Umbria pongono ai voti la mozione di sfiducia verso Belloli e Antonio Cosentino (delegato al calcio femminile, per lui la richiesta è sospesa). Lazio, Piemonte, Lombardia, Trento, Bolzano, Emilia Romagna e Piemonte guidano il fronte garantista pro Belloli. Dopo un’ora e mezza si arriva alla sfiducia seguita dal presidente campano Enzo Pastore che annuncia ai cronisti: «Non c’era altra soluzione. Eravamo sottoposti a un sacrosanto massacro mediatico: sfiducia votata all’unanimità. Battiamo tutti i record: una presidenza durata sei mesi non c’era mai stata».
SI GIOCA «Le calciatrici italiane hanno segnato il più bel gol». A caldo è la reazione di Laura Boldrini, presidente della Camera. «Che sia un concreto segnale di cambiamento», aggiunge la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli. «Mi sono esposto in maniera dura per aiutare Tavecchio nel tentativo che Lega e Figc salvassero almeno la faccia», spiega Mambelli. In serata Tavecchio ha incontrato le associazioni calciatori e allenatori, ottenendo l’ok a giocare domani la finale di Coppa Italia femminile. Ma, ora, che cosa accadrà nei dilettanti? Martedì il Consiglio Federale ratificherà la caduta di Belloli, poi indicherà la strada da intraprendere nei prossimi 90 giorni prima del voto. Due scenari: Tavecchio commissario ad interim con Mario Gallavotti e Mambelli vicecommissari; Cosentino reggente e un direttorio con i 3 vicepresidenti (Bocchietti, Mambelli, Morgana). Palla a Tavecchio. Nei dilettanti decide ancora lui.