26/05/2015 14:42
IL MESSAGGERO (C. MOZZETTI/P. VUOLO) - «La maglia della Roma per noi è come una seconda pelle. E continuerà ad esserlo, i nostri amici la indossavano quando sono stati accoltellati». Davanti al pronto soccorso dell’ospedale Gemelli un gruppo di romanisti aspetta di sapere come stanno Massimo Ceci, 38 anni e Daniele Sellitri di 31, i tifosi giallorossi feriti prima della partita nelle vicinanze dello stadio. «Sono stati i laziali», dicono gli amici. L’aggressione è avvenuta verso le 16 poco prima di Ponte Milvio. La dinamica è ancora da ricostruire con precisione, uno dei feriti avrebbe raccontato che c’è stato prima uno sfottò con i laziali, «poi - ha detto - all’improvviso sono spuntati i coltelli, non so neanche iocome è successo». Le ferite di Daniele non sono profonde,Massimo invece è stato pugnalato all’addome, e anche se per fortuna le sue condizioni non sono preoccupanti.
L’AGGUATO «È stato un agguato in piena regola - accusano gli amici anche sui blog - una vera imboscata contro due tifosi inermi. I nostri amici non erano armati, invece gli altri avevano i coltelli e già questo la dice lunga su come sono andate le cose». La polizia sta cercando di ricostruire con precisione la dinamica dell’aggressione. In un primomomento si era parlato di una rissa, ma questo non risulterebbe dalla versione delle vittime. «Con noi c’erano anche altri tifosi - avrebbero detto alla polizia - ma all’inizio non c’era nessuna tensione, quasi scherzavamo con i laziali. Poi ci sono venuti addosso e ci hanno ferito a coltellate».
LE INDAGINI La polizia ha sequestrato le registrazioni delle telecamere di sicurezza della zona, è probabile che ci siano delle immagini che riprendono il momento dell’aggressione. Gli investigatori non escludono che dai fotogrammi si possa risalire all’identità degli aggressori. La notizia del ferimento dei due romanisti è arrivata in curva sud durante l’incontro. Tra i giallorossi c’è stato un concitato passa parola e qualcuno ha anche promesso che la «vendetta» sarebbe arrivata dopo il Derby. Massimo Ceci, uno dei due tifosi romanisti rimasti feriti, è un attivista della Roma, ha organizzato mostre sui trofei giallorossi e scherzosamente su un forum romanista ha scritto che ci vorrebbe un’enciclopedia dedicata alla sua squadra. «Noi siamo tifosi, non ultrà, non siamo persone violente - e come sono andate le cose è la dimostrazione di quello che diciamo». Gli amici non lasciano la sala del pronto soccorso nemmeno dopo che i medici li hanno rassicurati che Massimo e Daniele non hanno nulla di particolarmente preoccupante. Probabilmente Daniele non verrà nemmeno operato, per ora gli hanno messo un drenaggio. I due non sanno niente delle voci che girano allo stadio, non sanno di vendette «nel dopo partita», dicono solo: «Sono tutte chiacchiere - non sappiamo quello che accade all’Olimpico, ma di sicuro nessuno vuole vendicare nulla. Non quelli del nostro gruppo. Noi vogliamo solo tornare a casa tranquilli. E visto quello che dicono i medici possiamo farlo ora». Il gruppetto lascia il pronto soccorso, si danno pacche sulle spalle e sorridono. «Siamo contenti che se la caveranno». Accennano l’inno giallorosso: «Grazie Roma», quasi lo urlano al cielo. Nel dopo partita la «vendetta» non c’è stata, probabilmente per via del risultato, 2-1 per la Roma. Ma dopo il match, un migliaio di ultrà giallorossi ha cercato comunque di sfondare il cordone della polizia a PonteMilvio, senza successo.