20/05/2015 15:12
LA REPUBBLICA (E. LIVINI / M. MENSURATI) - L’ingresso della guardia di finanza nella sede di Infront Italia potrebbe rivelarsi uno snodo cruciale nella storia del calcio italiano. Per la prima volta, infatti, viene acceso un faro ufficiale sulle attività, sui protagonisti e sugli interessi dell’azienda che, partendo proprio dalla gestione dei diritti televisivi, negli ultimi cinque anni ha assunto il controllo assoluto del mondo del pallone, in ogni suo aspetto. Non è solamente simbolico che a mandare i finanzieri ad ispezionare gli uffici di Infront sia stata l’autorità garante per il mercato.
Entrata in Lega calcio nel 2008 su presentazione di Antonio Matarrese, proprio con l’incarico di gestire l’asta per i diritti tv, vale a dire l’unica fonte di approvvigionamento del sistema, la società di Marco Bogarelli — oggi branch italiano di una multinazionale controllata dalla cinese Wanda Group — ha lentamente divorato ogni cosa intorno a sé, finendo con l’occupare ogni minimo spazio occupabile e facendo piazza pulita di ogni forma di concorrenza. Dalla consulenza sulla cessione dei diritti tv, Infront è passata direttamente al controllo delle squadre di calcio. Controllo esercitato in un primo momento in maniera indiretta, vale a dire attraverso l’acquisto a prezzi fuori mercato dei diritti commerciali delle varie società che quei diritti non riuscivano in alcun modo a vendere (o comunque non ai prezzi proposti da Infront). E in un secondo tempo in maniera diretta, con l’intervento finanziario in cordate create per l’acquisto dei titoli sportivi di società in crisi, come nel caso del Bari, del Brescia e del Parma. Un giochino dispendioso: il bilancio del 2014 racconta che nonostante un aumento del fatturato del 4 per cento, la redditività dell’azienda si è contratta dagli 11,6 milioni del bilancio precedente a 3,5. Ma si tratta di un costo preventivato.
Ogni squadra sotto controllo, un presidente arruolato. Ogni presidente, un voto in Lega calcio. Dove si decide tutto quello che interessa a Bogarelli, e dove ormai non si sposta una pianta da un ufficio ad un altro senza che Claudio Lotito — l’uomo scelto, insieme al vecchio amico Adriano Galliani, per gestire gli affari in Lega — non sia d’accordo. Per capirsi, ad oggi, a parte le eccezioni di Juventus e Roma, le perplessità di Napoli e Fiorentina, le restanti sedici squadre di Serie A sono tutte ascrivibili al “partito Infront”. Ma non basta, perché la «vocazione dell’azienda — come dice chi ne conosce bene il management — è totalitaria». Non è un caso che, con una campagna acquisti d’impronta bulimica, Infront abbia preso tutto quello che c’era da prendere: i diritti commerciali della nazionale di calcio (assegnati subito dopo l’ascesa al potere in Figc del ticket Tavecchio-Lotito), la partnership con la Gazzetta dello Sport nell’impresa Gazzetta tv, gli archivi di gran parte delle squadre di calcio. Una cavalcata inarrestabile che prosegue in tutte le direzioni. Con l’ingresso nel business dei nuovi padroni cinesi, leader mondiali nell’entertainment, nel mirino di Bogarelli — per sua stessa ammissione — è entrato il super business degli stadi e le relative attività commerciali. «E’ la vocazione naturale di Wanda Group — disse — . Può succedere con il Milan, con la Fiorentina, con il Bologna, con tutti. Ad esempio, stiamo parlando con l’Udinese e abbiamo parlato con il presidente dell’Inter Erick Thohir e il suo management».
In attesa di tuffarsi in un mare di cemento, Infront sta però pensando a consolidare il controllo sul marketing delle società di Serie A e B, tanto importante per tenere in mano le redini del sistema. L’acquisto di GSport — società con 34 milioni di ricavi che raccoglieva pubblicità per Fiorentina, Cagliari, Cesena, Parma, Pescara, Livorno, Brescia, Catania (e ha pure un accordo con la federazione rugby e gestisce sei squadre di massima serie di volley e sette di basket) — è cosa praticamente fatta. «Ci stiamo annusando con Infront ma formalmente niente è ancora concluso», dice il numero uno del gruppo Alessandro Giacomini. GSport, nei piani di Bogarelli, andrebbe ad affiancare un altro satellite un po’ misterioso ma potentissimo (nonché crocevia dei soliti conflitti di interessi) della sua galassia: la Sport09, sede sociale allo stesso indirizzo di Infront ma controllata formalmente da un ex dirigente Publitalia (anche Bogarelli ha la stessa provenienza) e nata da uno spin off della concessionaria Mediaset. Sport09 ammette nel suo sito di «collaborare con Infront Italia per la commercializzazione dei diritti di marketing acquisiti con le squadre di A (Milan, Inter, Lazio, Udinese, Sampdoria e Palermo)», business cui aggiunge, nell’eterno triangolo con Galliani e il Biscione, la vendita delle piattaforme televisive Mediaset premium, Canale 5, Italia 1 e Rete 4.
L’accordo con GSport blinderebbe ulteriormente il controllo della Lega, portando altri voti preziosi nel pacchetto Infront. Potrebbero servire subito, per dire, per far passare una proposta che Bogarelli avrebbe fatto all’ultima riunione della confindustria del calcio: concentrare nelle mani di un unico gestore — i bookmakers guarda caso danno per favorita la Infront — la regia delle partite di calcio. E l’immagine, si sa, è potere. Potere per conquistare potere per conquistare potere. Per fare soldi.