27/05/2015 15:34
ILMESSAGGERO.IT (S. CARINA) - Mentre in città la tifoseria festeggia (giustamente) la vittoria nel derby, a Trigoria si tira un sospiro di sollievo. Con i soldi che arriveranno dalla qualificazione diretta in Champions, sarà più agevole progettare il prossimo mercato e rispettare le sanzioni comminate dalla Uefa. A preoccupare, anche prima, non erano certamente la multa pecuniaria o la riduzione della rosa disposte da Nyon ma l’impegno assunto nel rispettare i rigidi paletti finanziari: raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017-18 (lo scorso anno -38,6) e altresì non superare un deficit aggregato di 30 milioni per gli anni finanziari 2015 e 2016. Restrizioni che, qualora fossero venuti meno i proventi europei (quest’anno + 49,2 milioni), avrebbero complicato ancor di più i piani societari e mal si sarebbero coniugati con un mercato in entrata che preveda (almeno) un portiere, due terzini, un regista e un centravanti di livello. Perché il derby, per quanto emozionante e importante, non può cancellare gli ultimi mesi vissuti dalla Roma. A pensarla così più che i tifosi o i media, sono proprio i protagonisti. In primis Garcia: «Dopo la Juventus, siamo la squadra più forte. I bianconeri, però, al momento non sono raggiungibili». De Rossi è stato addirittura più diretto del tecnico: «Grande impresa, di grande volontà di un gruppo che ha scavato dentro di sé e ha trovato qualcosa perché, al di là della volontà, non abbiamo visto moltissimo. Per ripartire bisogna rendersi conto che a volte facciamo un po' cagare. Quindi ripartiamo bene, con le idee ben chiare, altrimenti sarà dura l'anno prossimo».
COLPI MIRATI- Segnali inequivocabili lanciati alla società che ora è chiamata a rispondere con i fatti. Giocatori come Ayew, bloccato da tempo vanno bene per ampliare la rosa. Ma poi, per il salto di qualità e poter competere con la Juventus (che negli ultimi due anni ha tracciato un doppio solco di 17 e 16 punti), servono i campioni. In primis un centravanti. Bacca, ad esempio, è sul mercato. È lo stesso colombiano ad ammetterlo: «Io sto bene a Siviglia ma questo è un club che vende i giocatori». Piace al ds Sabatini e ha una valutazione importante (25 milioni) ma un ingaggio ancora umano. Non da 7 milioni a stagione come Cavani per intenderci. Colpi mirati, quindi, di qualità. Rinunciando magari a scommettere (e spendere) su qualche talento in giro per il mondo. Anche perché se, come sembra, resterà Garcia, il francese ha dimostrato che con lui i giovani o sono pronti e già al top (leggi Hazard e Digne ai tempi di Lille), oppure non giocano. Per informazioni, chiedere ai vari Uçan, Sanabria, Paredes.