17/05/2015 14:42
IL TEMPO (E. MENGHI) - Non è cresciuto a pane e ritiri Garcia, in Francia non c’è questo tipo di cultura, nell’America di Pallotta meno che mai (i giocatori dell’Nba, per fare un esempio, si radunano solo poche ore prima di una gara), ma a tre giornate dalla fine del campionato Rudi si è dovuto trasformare in un «papà cattivo» per rimettere la Roma in carreggiata.
Qualche sbandata è stata «sopportata», ma ora che a rischio c’è l’ultimo e ridimensionato obiettivo stagionale non potevano più essere ammesse distrazioni: «Il momento eccezionale ha richiesto un atteggiamento eccezionale: contro l’Udinese dobbiamo essere pronti a morire sul campo, perché vincere vorrebbe dire essere più vicini al secondo posto». La Lazio ha vinto 1-0 sul campo della Sampdoria ed è tornata per una notte sopra i giallorossi, ma per Garcia «non cambia nulla, perché l’unico risultato che conta è il nostro e vogliamo i tre punti».
La Roma si troverà di fronte un’avversaria che non ha più nulla da chiedere al campionato, Stramaccioni non è però in vena di fare regali alla squadra a cui ha dato un doloroso addio nel giugno del 2011. «È come se ti lasci con un grande amore e poi ti sposi con un’altra donna», dove il grande amore era la Roma e l’altra donna l’Inter, con cui però «Strama» ha divorziato presto. Nei cinque precedenti faccia a faccia con i giallorossi ha perso quattro volte, pareggiando l’altra. L’Udinese sa cosa significa andare in ritiro, che per il patron Pozzo «non è un castigo, ma piuttosto un richiamo a una maggiore concentrazione».
Il discorso fatto da Garcia è simile: «Il ritiro punitivo non serve a niente, quello intelligente sì, perché serve per far vivere insieme la squadra e preparare al meglio la gara. Ho a che fare con dei professionisti, non con ragazzi delle giovanili: non devo trattarli come bambini, anche se a volte devo fare il papà cattivo». E mettere mano al regolamento interno: «Con i dirigenti abbiamo concordato di fare un richiamo alla squadra».
Regole eccezionali studiate ad hoc per questo momento chiave, con un derby in arrivo (domenica 24 o lunedì 25?): «Sarà una partita in cui faremo di tutto per vincere, al di là del giorno in cui si giocherà. Comunque c’è un regolamento da seguire e rispettare». Non solo per la Roma, anche per la Lega. Il mercato, invece, non ha leggi scritte e spesso è uno scomodo intruso nella testa di giocatori: «Non è il caso di Nainggolan, che per la maglia ha sempre dato tutto, nonostante la sua situazione ancora non sia stata risolta. Di queste cose si occupa Sabatini, il suo lavoro è quello di preparare la stagione prossima: ne parliamo a inizio settimana, lontano dalle gare, perché anche io voglio essere concentrato solo sulla partita».
Ma al futuro un po’ ci pensa, perché la Juventus gli ha rinfacciato la sua forza pure in Champions e il piccolo divario percepito a inizio stagione adesso sembra un profondo abisso: «La Juve è superiore a tutti. Noi possiamo fare in modo di fare sforzi per ridurre il gap, ma sappiamo che sono bravi non solo i giocatori, ma anche la società. Non c’entra la personalità, ma l’esperienza, il lato economico e sportivo. Al momento c’è un gap di tutto».
Un altro «chapeau» Garcia lo dedica a Gerrard, «un capitano emblematico come Totti, che lascia il Liverpool dopo 17 anni. Noi abbiamo ancora la fortuna di avere il nostro capitano». Anche Francesco gli ha dedicato un pensiero: «Tutti sanno che Gerrard è stato una leggenda, ha giocato tanti anni per una sola squadra, dovrebbe essere rispettato e ringraziato per tutto ciò che ha ottenuto». Proprio come lui.