11/05/2015 13:58
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - «Imprescindibile». L’aggettivo utilizzato dal ds Sabatini nel post-gara di Milano è un’istantanea sincera per definire cosa rappresenta la Champions (che dalla prossima edizione vedrà il market pool per l’Italia passare da 80 a 110 milioni) per il futuro della Roma. Una dichiarazione che si somma a quelle del dg Baldissoni che pur rassicurando sui programmi societari («La sanzione della Uefa non inficia sulle nostre strategie») anche in passato ha ricordato: 1) «C’è un piano A e un piano B a seconda della Champions» 2) «L’equilibrio nella gestione non vale solo per l’acquisizione dei cartellini ma anche per i salari». Parole che svelano le reali preoccupazioni del club. Che non sono la multa pecuniaria o la riduzione della rosa disposte da Nyon ma l’impegno assunto nel rispettare i rigidi paletti finanziari: raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017-18 (lo scorso anno -38,6) e altresì non superare un deficit aggregato di 30 milioni per gli anni finanziari 2015 e 2016. Restrizioni che, qualora dovessero venir meno i proventi europei (quest’anno + 49,2 milioni), complicherebbero ancor di più i piani societari e mal si coniugherebbero con un mercato in entrata che preveda (almeno) un portiere, due terzini, un regista e un centravanti di livello. La mancanza di un main sponsor (oramai da tre anni) non aiuta.
Paradossalmente anche alcuni parametri zero già bloccati (Ayew) aspettano la Champions. Non centrarla (il terzo posto qualifica infatti ai preliminari dove attualmente si possono incrociare Monaco, Leverkusen, Manchester United, Valencia, Shakhtar...) costringerebbe il club ad effettuare non una (come accaduto la scorsa estate con Benatia) ma più cessioni dei big.