24/06/2015 14:40
GASPORT (F. CARUSO / F. CENITI) - Cercava protezione, ma è finito agli arresti. Strana parabola quella di Antonino Pulvirenti, padre padrone del Catania che aveva riportato in A nel 2006 dopo 22 anni di polvere accumulata nelle serie minori. «I tifosi mi minacciano», aveva denunciato alla Procura il presidente del club rossazzurro dopo la sconfitta contro l’Entella. Era lo scorso marzo: Catania terz’ultimo e con l’incubo retrocessione. L’inchiesta «I treni del gol» è nata così. Solo che è andata nella direzione opposta a quella immaginata. Le indagini e le intercettazioni hanno fatto emergere una serie di combine, evidenti secondo l’accusa. Partite comprate da Pulvirenti per evitare la Lega Pro: giocatori delle squadre avversarie corrotti (da 10 a 20 mila euro il compenso) e poi scommesse sui risultati sicuri per rientrare dalle uscite. Un meccanismo perfetto, se non ci fosse stata la denuncia iniziale. La Procura di Catania (guidata da Giovanni Salvi), con la collaborazione di Digos, polizia postale di Catania e questure di Roma, Chieti e Campobasso, ha impiegato tre mesi per stroncare l’ennesimo colpo al cuore alla credibilità del calcio italiano: 7 provvedimenti di custodia cautelare, 4 dei quali riguardano il Catania. Ai domiciliari, con l’accusa di frode sportiva, oltre a Pulvirenti, anche il suo braccio destro e amministratore delegato, Pablo Cosentino, appena rientrato da Miami, e l’ex direttore sportivo, Daniele Delli Carri. Misure restrittive pure per Giovanni Impellizzeri, agente di scommesse online, Fernando Arbotti, procuratore sportivo e agente Fifa, Piero Di Luzio, vecchia conoscenza di Delli Carri dai tempi del Pescara, e Fabrizio Milozzi. In tutto sono 19 le persone finora coinvolte, ma il numero sembra destinato a salire.
LE PARTITE TRUCCATE E LO SCHEMA Cinque le partite (4 consecutive) considerate truccate dagli inquirenti. Una sesta è nel mirino. I match «sicuri» sono: Varese-Catania 0-3 del 2 aprile, Catania-Trapani 4-1 dell’11 aprile, Latina-Catania 1-2 del 19 aprile, Catania-Ternana 2-0 del 24 aprile, Catania-Livorno 1-1 del 2 maggio. Si sta approfondendo Catania-Avellino 1-0 del 29 marzo: sarebbe il sesto match (il primo in ordine cronologico) alterato. Per le indagini sono state fondamentali le intercettazioni. E qui è necessario aprire una parentesi: Catania le ha potute utilizzare grazie alla nuova legge sulla frode sportiva approvata in via definitiva lo scorso ottobre. Prevede condanne fino a 9 anni e dà agli inquirenti strumenti investigativi completi. Tanto per intenderci: un anno fa una inchiesta così non avrebbe mai visto la luce. È stato decisivo il lavoro svolto dalla Procura di Cremona e gli allarmi lanciati sulla esiguità delle pene previste dal codice fino all’ottobre 2014. Torniamo alla bufera di ieri: i treni utilizzati nei discorsi al telefono fatti dagli arrestati erano un codice cifrato per indicare i giocatori da corrompere, mentre gli orari di arrivo erano i numeri di maglia per identificarli. A spiegarlo è stata Antonella Paglialunga, dirigente della digos: «Le indagini hanno evidenziato un preciso vincolo associativo che possiamo definire stabile fra i soggetti raggiunti dai provvedimenti cautelari e un’organizzazione volta alle combine delle partite prese in esame. E dalle intercettazioni sono scaturite le conferme. Il metodo di operare degli associati era articolato in due fasi: una ideativa capeggiata dal presidente Pulvirenti volta all’individuazione della partita, l’altra esecutiva con la consegna del denaro al giocatore oggetto di corruttela (dovrebbero esserci anche delle videoregistrazioni di queste consegne, ndr). Una volta ottenuto l’ok da Impellizzeri, che era il finanziatore del gruppo, veniva contattato Delli Carri affinché si attivasse nei confronti di Di Luzio. In ultimo c’era Arbotti: avvicinava i calciatori più sensibili alle offerte di denaro. Quindi il presidente Pulvirenti informava Impellizzeri, agente di scommesse online, per dare corso alle scommesse non solo in Sicilia, ma anche in tutto il territorio nazionale».
INTERROGATORIO Il presidente Pulvirenti, tramite l’avvocato Giovanni Grasso, ha fatto sapere di poter dimostrare la sua innocenza. Tra domani e dopodomani ci sarà l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip. Le indagini nel frattempo vanno avanti: il questore Marcello Cardona (ex arbitro in A e B) ha parlato «di quadro probatorio complesso, ma chiaro. Emerge un panorama degradante: siamo fiduciosi su una definitiva virata dell’attuale situazione, proprio conoscendo la determinazione di Malagò, presidente del Coni». E il procuratore Salvi ha aggiunto «siamo in una fase iniziale: l’inchiesta è partita tre mesi fa. Presto ci metteremo in contatto con la Procura federale».
CALCIATORI E FILONE MESSINA Tra gli indagati ci sono pure Pietro Lo Monaco proprietario del Messina (per Messina-Ischia, combine scovata nelle pieghe dell’indagine principale), Fabrizio Ferrigno (d.s. giallorosso) e Alessandro Failla (a.d. dello stesso club). Gli altri raggiunti dall’avviso di garanzia sono parte integrante delle presunte combine organizzate da Pulvirenti. Si tratta dei calciatori Alessandro Bernardini (Livorno), Ricardo Fiamozzi (Varese), Luca Pagliarulo e Antonino Daì (Trapani) e Matteo Bruscagin (Latina). All’appello mancano 4 indagati ai quali non è ancora stato notificato l’avviso: uno dovrebbe essere l’olandese Jens Janse (Ternana). Facile pensare (male) agli altri tre: potrebbero essere giocatori di Trapani, Ternana, Livorno, Latina o Varese.