Dalla Roma al Milan il sogno di uno stadio per sfidare la Juve

16/06/2015 14:51

LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Un'orma nel deserto. O quasi. Dopo , Udinese, Sassuolo anche la Roma fa un passo verso il proprio stadio di proprietà. Un passo celebrato in pompa magna nel Salone della Fontane dal presidente Pallotta, anche se senza il sindaco di Roma: uno stadio da 52mila posti circondato da piste ciclabili, battelli per navigare il Tevere, ponti pedonali, nuovi svincoli autostradali, uffici e tre torri alte 200 metri firmate dall’archistar Libeskind. Rendering destinati a diventare realtà, però, soltanto dopo l’autorizzazione della Regione, che dilaterà di altri sei mesi (almeno) l’attesa. Per il calcio d’inizio si parla del campionato 2018-‘19, e chissà se basterà. Fino ad allora, il modello unico resterà lo Stadium: 4 scudetti juventini in 4 campionati, con 41mila posti, 8 ristoranti e 20 bar produce 45,8 milioni di ricavi annui, 23 di cassa operativa. Pallotta sogna di stracciarlo con un impianto da 1,5 miliardi: «Saremo i primi in Italia per ricavi da stadio», giura, ma non dice come. Intanto incassa la sfida di Agnelli: «Non vediamo l’ora di espugnarlo».

Il Milan la sua sfida deve ancora lanciarla davvero: abbandonata la suggestione di uno stadio tra i padiglioni di Expo si lavora per incastonare una struttura da 48mila posti a sedere nel tessuto urbanistico dell’area del Portello. Atteso il parere definitivo della Fondazione Fiera Milano, a ostacolare il “sì” l’ubicazione di una parte del progetto su una sede Citroen: già offerti 35 milioni all’immobiliare che la controlla. Mr. Bee pare freddino, il comune scettico sulla possibilità di inserire uno stadio tra le case di residenti già inferociti all’idea. Mentre l’Inter è infastidita dai tentennamenti, che rallentano il suo, di progetto: Thohir infatti vuole acquisire il Meazza e rinnovarlo, per renderlo polifunzionale con sale lounge, ristoranti, un museo del club. E magari allargare il progetto all’area del Trotto, adiacente, per trasferirci uffici, campi e sede sociale. Uno stadio costa circa 3 mila euro a posto: in Inghilterra negli ultimi anni hanno speso circa 3,5 miliardi per infrastrutture sportive, qui i fondi latitano. Per questo il “restyling” è il modello più diffuso, garantendo costi (e tempi) ridotti.

A novembre l’Udinese chiuderà il cantiere del Nuovo Friuli (suo per 99 anni): 28 milioni la spesa per i lavori, capienza ridotta da 40 a 25 mila posti. Obbligatorio se per la sostenibilità economica - lo dicono i modelli inglesi e tedeschi - occorre un’affluenza del 90-95 per cento. Anche il pensa a restyling del San Paolo. L’architetto Zavanella - lo stesso dello Stadium - e De Laurentiis hanno già incontrato l’assessore allo sport Borriello, progetto da 30 milioni per un rinnovamento che coinvolgerà anche il quartiere: via la pista d’atletica, copertura in policarbonato alleggerita, parcheggi sotterranei e area circostante pedonalizzata. Mentre il è pronto a spendere 4 milioni per rinnovare il Dall’Ara, la rischia di restare al palo: il progetto della “cittadella viola” con centro commerciale e stadio sul modello del Nouveau Stade de Bordeaux è pensata nei 50 ettari della Mercafir. Il club è pronto a iniziare a giorni gli studi del sottosuolo, ma lo spostamento dei mercati generali (costo 18 mln) resta un problema ancora irrisolto.