02/06/2015 13:29
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La nuova stagione della Roma partirà da Londra. Bisognerà, dunque, aspettare l’esito, non così scontato come si sente dire in giro, del faccia a faccia tra Pallotta e Garcia, in calendario giovedì nella City. Al centro della discussione tra il presidente e l’allenatore c’è il futuro della squadra più che del club. L’obiettivo è fare chiarezza una volta per tutte e inviare all’esterno, soprattutto alla piazza, il messaggio della condivisione della programmazione e del lavoro. Senza se e senza ma. Per non portarsi dietro equivoci emalintesi, rancori e pettegolezzi. Il secondo posto, con gli introiti dell’accesso diretto in Champions (49,2 milioni arrivati dall’ultima partecipazione), è da sfruttare, migliorando la rosa attuale. Non da svilire, preferendo la resa dei conti interna. La presa di posizione del francese ha destabilizzato l’ambiente. I tifosi sono divisi e c’è da capirli. Vogliono sapere se è possibile ricucire il rapporto. Perché continuare senza il giusto feeling potrebbe diventare dannoso. Non oggi, ma domani.
NESSUNA TRATTATIVA «Capisco la curiosità, ma non attribuitegli troppo significato: è solo un incontro programmato come avviene tutti gli anni a fine stagione» ha spiegato ieri pomeriggio Sabatini ricordando il vertice del 2014 negli Usa. Per il ds non va considerato come il big match. Ma semplicemente la riunione utile per tirare le somme sull’annata appena conclusa e per preparare la nuova. Stavolta l’appuntamento è a Londra perché Pallotta per qualche giorno si fermerà lì. Per impegni personali di lavoro. Quanto accadrà in Inghilterra è in parte già scritto. Il presidente parlerà prima (tra domani emercoledì) con i collaboratori americani, Zecca e Zanzi, e con quelli italiani, Baldissoni e Sabatini (dovrebbero rientrare nella capitale venerdì sera). Si confronteranno sugli errori che hanno accompagnato la squadra, passando attraverso le deludenti eliminazioni dalle coppe, fino al secondo posto che è risultato comunque importante. Ufficializzeranno, oltre al budget che lieviterà grazie agli utili della Champions (l’anno scorso era di 15 milioni, ingaggi compresi), gli interventi più urgenti per la riorganizzazione. Scegliendo gli uomini giusti da affiancare a Garcia. Che dovrà accettare i nuovi ingressi. La Roma, per intenderci, non tratterà con il tecnico. Che è sotto contratto fino al 2018. Responsabile della squadra, ma dipendente come tutti gli altri. Pallotta, irritato il riferimento ai conti del club giallorosso, non accetterà aut aut da Rudi. Gli chiederà, però, conto delle dichiarazioni fatte sabato e domenica. Per conoscere quale sia esattamente il suo pensiero: lato A o B, c’è una bella differenza.
LINEA DURA Il gruppo è da governare e motivare, l’immagine del club sempre e comunque da difendere. Il presidente ripartirà dalle regole. Da ripristinare. Avvertiti Garcia e di conseguenza i giocatori. Il francese, apprezzato per l’obiettivo raggiunto (secondo posto confermato), si deve allineare. E’ blindato dal contratto triennale con ingaggio da top trainer. E non può insomma alzare la posta, come ha fatto sabato. Prendere o lasciare. Rudi, se non arretrerà, avrà un’unica via d’uscita: le dimissioni. «Resta al cento per cento» ha chiarito Sabatini che sceglierebbe, come sostituto, uno tra Emery e Conte. È proprio con il ds l’attrito più significativo. Parlando dei nuovi investimenti, domenica Rudi si è lasciato scappare quel «basta che i soldi siano spesi bene». Il tecnico contesta la linea verde (6 milioni più 2 di bonus solo per l’ultimo colpetto, il paraguaiano Diaz) e altre possibili operazioni (possibile rinuncia al ghanese Ayew e probabile cessione di Gervinho). E sente di essere stato depotenziato. Davanti al gruppo e al suo staff. Ieri il canadese Norman, nuovo responsabile della preparazione atletica, è stato a Trigoria (da tempo ha preso casa a Roma e iscritto i figli a scuola), dopo aver visto dal vivo la Roma contro il Palermo. E’ la prima mossa di Pallotta che il francese non ha digerito. Ma la tavola di Londra è ancora da apparecchiare.