30/06/2015 14:16
CORSERA (R. BRUNO) - L’ex patron del Catania Antonino Pulvirenti ha ammesso di aver scelto la scorciatoia illegale: 100 mila euro a partita per «comprare» un risultato che i suoi calciatori non riuscivano più a ottenere sul campo. Nel lungo interrogatorio davanti al gip ieri ha confessato la «combine» su cinque gare. «A partire da Varese-Catania — ha precisato in conferenza stampa il procuratore di Catania, Giovanni Salvi —. Ha detto che voleva salvare il Catania, ha negato di aver fatto scommesse».
L’inizio del precipizio ha una data: 21 marzo. I rossazzurri hanno perso anche con l’Entella, sono terzultimi in serie B, la retrocessione è dietro l’angolo. È a questo punto che Pulvirenti, presidente della squadra dal 2004, imprenditore nella grande distribuzione e uscito malconcio dalla disfatta della compagnia Wind Jet, decide di intervenire con metodi, per così dire, extrasportivi. Perfino ricorrendo alla magia. Alle domande dei magistrati sulle telefonate con Claudio Lotito, presidente della Lazio, Pulvirenti racconta: «Prima mi ha consigliato una maga vicino a Catania, ma non ha funzionato. Poi un’altra, molto brava e laureata, e in effetti dopo abbiamo vinto con l’Avellino». Ma la pretesa spinta esoterica non è sufficiente, ed ecco allora il più concreto tentativo di comprare i giocatori avversari. Nelle cinque partite al centro dell’inchiesta (contro Varese, Trapani, Latina, Ternana e Livorno) la squadra etnea ottiene 4 vittorie e un pareggio, una cavalcata che la pone al riparo da rischi.
Gli avvocati dell’ex presidente del Catania, Giovanni Grasso e Fabio Lattanzi, confermano che «il signor Pulvirenti ha ammesso di aver avuto contatti al fine di condizionare il risultato di alcuni incontri», ma sostengono che «ha dimostrato l’assoluta estraneità al fenomeno del calcioscommesse». Tuttavia, aggiungono, «ha manifestato la convinzione, anche alla luce della lettura degli atti, che tali contatti non abbiano avuto nessuna reale incidenza sull’esito degli incontri». Insomma Pulvirenti sarebbe stato gabbato, imbrogliato dagli stessi intermediari.
Una tesi difensiva che punta evidentemente ad alleggerire le accuse di truffa e frode sportiva al più blando tentativo, linea che probabilmente non servirà a scongiurare le sanzioni sportive. Andrea Abodi, presidente della Lega Serie B, rispondendo su Twitter a un tifoso, ha ricordato che «la giustizia sportiva prevede per responsabilità diretta la radiazione per le persone, la retrocessione per le società». Proprio oggi in Federcalcio è previsto un incontro tra il numero uno della Figc Carlo Tavecchio, il procuratore federale Stefano Palazzi e lo stesso Abodi. L’inchiesta è all’inizio (il procuratore Salvi ha fatto sapere che «gli atti sono stati comunicati, non trasmessi» alla magistratura sportiva), ma le prospettive per il Catania a questo punto sono tutt’altro che buone.
E poi c’è l’inchiesta penale, che dopo le ammissioni di Pulvirenti, trova nuova linfa. Il procuratore Salvi, parlando dell’agente di scommesse online, Gianluca Impellizzeri, che ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere, lo ha definito «un punto importante, centrale, perché sono stati sequestrati 100 mila euro in contanti nella sua abitazione». Ha invece risposto alle domande dei pm l’ex ad del Catania, l’argentino Pablo Cosentino. «Ha negato ogni addebito — ha riferito il suo avvocato, Carmelo Peluso —. E quando il giudice gli ha chiesto che opinione si fosse fatto della vicenda, lui ha replicato che se fosse vero sarebbe una follia».