04/06/2015 13:56
IL TEMPO (S. PIERETTI) - Il calcio si riprende il calcio. È questo il messaggio globale che arriva dopo le dimissioni del presidente della Fifa Joseph Blatter. Il giorno dopo fioccano già i nomi dei prossimi candidati alla presidenza; è presto, le elezioni si svolgeranno non prima della fine di marzo 2016, ma c’è chi intanto si porta avanti col lavoro: il primo ad aver avanzato la propria candidatura è stato il Principe di Giordania Al Hussein, unico antagonista di Blatter nell’ultima elezione, ritiratosi dopo il primo scrutinio. Oltre al Principe c’è una squadra di ex calciatori pronti a concorrere per il posto più importante: Zico, Figo, Ginola, Platini. Il presidente dell’Uefa in verità ancora non si è espresso su una sua eventuale candidatura, ma dal presidente della Federazione Italiana gli arriva un assist perfetto, sul piede, come soltanto «Le Roi» era in grado di fare.
«Il nostro candidato per la futura presidenza della Fifa è Michel Platini - sottolinea Carlo Tavecchio - ammesso che intenda candidarsi. Sarebbe anacronistico che chi ha dato le dimissioni per manifesta incapacità di gestione possa e debba riscrivere le regole». Cartellino rosso per Blatter, tappeto rosso per Michael Platini che intanto prende tempo e rinvia la riunione dell’esecutivo in programma a Berlino. «Seguo con grande preoccupazione gli sviluppi delle indagini sulla corruzione della Fifa - ammette il presidente dell’Uefa - è più saggio prendersi del tempo per valutare la situazione in modo da assumere una posizione comune in merito». Intanto Platini prepara il contropiede vincente: portare una nazionale europea in più ai Mondiali piuttosto che una in meno come avrebbe voluto Blatter, intenzionato a far calare di un'unità (da 13 a 12) i posti a disposizione delle nazionali europee, ma la parola che più risalta in questi giorni è onestà. «Ci vuole gente onesta - afferma Pelè - c'è bisogno di persone pulite».
Intanto le Confederazioni che anche nell’ultima elezione avevano appoggiato la candidatura di Blatter, cercano una goffa retromarcia. «Questa circostanza offre un'opportunità storica per tornare alle origini - afferma la Conmebol, la Confederazione Sudamericana - ci impegneremo per ritrovare un percorso di unità dopo che la credibilità dell'istituzione del calcio internazionale è stata colpita». Anche la Confederazione Africana prova a rientrare dopo aver sostenuto energicamente l’ex capo della Fifa. «Ci impegniamo a supportare un piano di riforme condiviso - afferma il presidente del Caf, Issa Hayatou - ribadiamo la volontà di cooperare per la salvaguardia dei valori morali ed etici alla base del calcio». La Russia - dal canto suo - pensa più a difendere i propri privilegi piuttosto che gli interessi della collettività. «Non ci sono dimissioni che possano cancellare la decisione sul Paese in cui si svolgeranno i Mondiali nel 2018», afferma il Ministro dello Sport russo Vitali Mutko, mettendo le mani avanti. Ma le autorità americane hanno iniziato a indagare su come la Fifa abbia assegnato i Mondiali del 2018 e del 2022 rispettivamente a Russia e Qatar. La condanna - indiretta - all’ex presidente della Fifa arriva anche dalla Casa Bianca. «La Fifa può trarre benefici da una nuova leadership - afferma il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest - questa è un'opportunità per migliorare l'immagine pubblica».
Il cancelliere tedesco Angela Merkel ribadisce il concetto. «È una buona notizia per miliardi di tifosi, penso che adesso sia più possibile lavorare sulla base della trasparenza». Tutti contro uno. Ma l’ex capo dei capi, che fine ha fatto? I dipendenti della Fifa ieri lo hanno accolto all’ingresso del suo ufficio con un grande applauso: le sue dimissioni diverranno operative solo una volta convocato il congresso straordinario previsto non prima del nuovo anno.