28/06/2015 14:30
IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - Fra gli «assolutamente contrari» allo stadio della Roma spicca Legambiente Lazio che accusa l’intera operazione di essere una «mega speculazione con annesso stadio». Nello specifico, sul tema ambientale, Legambiente parla di «23 ettari di terreni impermeabilizzati per 10mila parcheggi, un’area quattro volte il Circo Massimo. Dopo la presentazione delle tavole del progetto è chiaro l'impatto in termini anche di consumo di suolo, con cemento e asfalto. In termini di impermeabilizzazione del suolo, a pochi passi dal Tevere, le conseguenze profondamente negative sono di facile intuizione sia da un punto di vista climatico che idrogeologico». Il timore, quindi, è quello che le opere necessarie alla realizzazione dell’intero intervento, la cosiddetta «piastra» (cioè le fondazioni degli edifici del Convivium e delle Torri) e dei parcheggi possano creare un effetto impermeabilizzazione del terreno con problemi in caso di forti piogge.
«Il progetto di Tor di Valle ha poco a che fare con lo Stadio della Roma che quasi scompare nelle immagini tra i grattacieli e i parcheggi - dichiarano Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, e Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente - con un progetto da un milione di metri cubi di cui la città non ha alcun bisogno. L'Amministrazione comunale ha la responsabilità di aver dato il primo via libera a quest'opera, e ora abbia il coraggio di essere coerente con le promesse fatte rispetto alla cura del ferro e al consumo di suolo, impedendo che una previsione edificatoria così enorme si aggiunga a un piano regolatore che già è ampiamente sovradimensionato».
Legambiente poi sottolinea come l’intervento di «Tor di Valle, di quasi 1 milione di metri cubi di uffici, alberghi, negozi, con tre grattacieli» verrebbe realizzato in «una città piena di palazzi vuoti e uffici in cerca di affittuario e dove, di metri cubi, ne sono già previsti 20 milioni dal Piano regolatore» i cui provvedimenti, le «centralità previste da costruire sono tutte completamente ferme».
«A Roma - continuano gli ambientalisti - non serve lo Stadio che rischia di diventare l'unico intervento della città oltretutto con evidenti e rilevanti problemi ambientali e trasportistici di una scelta localizzativa sbagliata. Ci chiediamo poi se 1 milione di nuovi metri cubi si può chiamare rigenerazione urbana, come è stato affermato in presentazione, da quanti milioni di metri cubi possiamo considerare un'opera come nuova edificazione?».