19/07/2015 14:43
IL TEMPO (G. GIUBILO) - Meglio coccolarselo come mezzo pieno, quel bicchiere che società e tifosi avevano tenuto in precario equilibrio, in questo avvicinamento della Roma alla nuova stagione. Pur rispettando la filosofia del basso profilo, Garcia, Sabatini e Pallotta avevano preso le distanze dalle voci discordi degli esagitati della curva: quelli che, sensibili a spinte poco chiare, non avevano lesinato critiche alla campagna estiva, le armi della dialettica più bieca per destabilizzare una proprietà che aveva avuto il coraggio di emarginarli.
Un anno fa era già stato battuto il Real Madrid con un gol di Totti, ma allora la Roma si presentava al via con ambizioni di grande livello, che lo strapotere juventino avrebbe avvilito. Stavolta l'avvio in sordina e progetti di qualità, con lavori ancora in corso, chiedevano una risposta a uno scetticismo non giustificato. Ma non è stato il risultato la nota più importante della serata decisa soltanto dai tiri dal dischetto, quanto la superiorità nel gioco che i giallorossi hanno espresso, praticamente senza repliche apprezzabili da parte dei blancos di Rafa Benitez, lui sì assillato dalle preoccupazioni, il grande Real relegato a comprimario da una bella Roma.
Che non avrà risolto i suoi problemi in attacco, in attesa di pezzi da novanta come Dzeko e Salah, ma ha mostrato una linea difensiva del tutto affidabile, con la garanzia di una doppia cerniera, quella formata da Nainggolan e De Rossi. Romagnoli in panchina, piccolo guaio musccolare a nascondere l'intenzione di tenerlo intatto quando il Milan si deciderà ad alzare l'asticella. Ma ci vorranno altre partenze, anche se Gervinho si impegna a fondo per ritagliarsi un suo spazio e Destro lancia inviti alla Fiorentina. Partenza con il piede giusto, dunque, Garcia sarà sicuramente contento, ma stavolta non lancerà proclami, anche per lui l'esperienza è maestra di vita.