01/07/2015 14:06
IL MESSAGGERO (A. ABBATE / C. GUASCO) - Frode sportiva. Con questa accusa la Procura di Cremona si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per Antonio Conte, il cui nome spicca nella lista dei 130 indagati fra calciatori, dirigenti e scommettitori tra cui il capitano della Lazio Stefano Mauri, gli ex giocatori Cristiano Doni e Beppe Signori. La richiesta sarà depositata nei prossimi giorni e Conte, già squalificato per quattro mesi dalla giustizia sportiva per l’omessa denuncia del match AlbinoLeffe-Siena (1-0, 29 maggio 2011), è piombato nell’inchiesta con due incontri nel mirino degli investigatori: quello con l’AlbinoLeffe e quello con il Novara (2-2, 30 aprile 2011). Per il tecnico della Nazionale cade dunque l’accusa di associazione a delinquere per alcuni incontri disputati dal Siena ai tempi in cui era allenatore, mentre per Mauri - la cui posizione si è aggravata dopo che il gran pentito Hristiyan Ilievski ha vuotato il sacco - viene confermata l’associazione a delinquere. Il grande accusatore di Conte è Filippo Carobbio, in squadra ai tempi del Siena. Scrive il pm Roberto di Martino nell’avviso di chiusura indagini: «Stellini, allenatore in seconda del Siena, di comune accordo con dirigenti ed allenatori della squadra, già subito dopo la partita di andata Siena-Abinoleffe dell’8.1.2011, vinta dal Siena per 1-0, chiedeva a Carobbio e a Terzi, giocatori del Siena, quest’ultimo in buoni rapporti con Bombardini dell’Albinoleffe, di prendere un accordo, di comune utilità, diretto a ”pilotare” il risultato della partita di ritorno». Alcuni giorni prima della partita di ritorno, durante una riunione tecnica, «anche a seguito del benestare di Conte, veniva presa la decisione definitiva di lasciare la vittoria all’Albinoleffe, nell’ambito di un contesto in cui si teneva conto anche del risultato della partita d’andata, vinta dal Siena». Ora i difensori dei ct azzurro, Francesco Arata e Leonardo Cammarata, decideranno se puntare sul giudizio abbreviato per arrivare al verdetto nel minor tempo possibile, con il processo al via già in autunno davanti al gup, senza dibattimento e solo sulla base degli atti. I tre gradi di giudizio con rito ordinario infatti durerebbero anni e potrebbero chiudersi con una prescrizione che non cancellerebbe la macchia di una presunto accordo sul risultato avallato da Conte. Mentre per i suoi difensori c’è «la prova positiva» del fatto che l’allenatore «nulla fece di quanto in suo potere» per assecondare le combine, sottolineano in una memoria depositata. «In Novara-Siena non fece giocare Carobbio e in Albinoleffe-Siena, secondo quanto riferito dall’ex portiere del Siena Coppola, spronò la squadra e decise di far giocare i giocatori più motivati». E lo stesso Filippo Carobbio, sottolinea la difesa, riferisce «di un Conte che si sarebbe limitato passivamente a prendere atto della decisione della squadra nonostante venga sempre descritto come un accentratore».
RISCHIO MAURI BIS Da quattro giorni Mauri chiama, Lotito non risponde. E' rientrato dalla vacanza a New York venerdì, il capitano, ieri gli scadeva il contratto con la Lazio ed è calato il silenzio. Stefano aveva una parola – anzi di più, un biennale stipulato l'anno scorso, solo da firmare - del presidente, ma guarda caso il club capitolino stava aspettando il rinvio a giudizio del suo capitano a Cremona. Il motivo? C'è qualcosa in più che Lotito sa: alla faccia del ne bis in idem – che sarebbe clamorosamente stracciato – Palazzi ha sul tavolo di via Campania un Mauri bis. Sì, avete sentito bene: il procuratore federale, dopo le dichiarazioni di Ilievski, sta seriamente meditando di riaprire il processo sportivo in estate per il capitano biancoceleste. Per questo la Lazio aspetta, perché non vorrebbe ricascarci dentro. Palazzi non ha ancora deciso, ma non s'è mai rassegnato alla derubricazione di un suo iniziale capo d'accusa su Mauri. Resta sempre l'imbarazzo sull'omessa denuncia di Conte, che verrà rinviato a giudizio a Cremona per frode sportiva: «Io sono garantista – risponde però subito il presidente della Figc Tavecchio – e non c'è ancora nessuna condanna. Con Antonio ci siamo sentiti, il Ct resta al suo posto rispettando il contratto». Lo segue anche il numero uno del Coni, Malagò: «Su questo sono personalmente d’accordo con il presidente Tavecchio. E’ solo un fatto di buonsenso».