01/07/2015 14:33
GASPORT (A. CATAPANO) - Ora, travolta dalle inchieste, sollecitata dal presidente Tavecchio a spingere sull’acceleratore per garantire la partenza dei campionati, la Procura federale improvvisamente ha una fretta del diavolo. Disposta persino a restringere i tempi delle indagini pur di consegnare processi finiti entro l’estate. Eppure, prima che esplodesse lo scandalo Catania, da quello stesso ufficio – sollecitato come le altre Procure federali a inviare proposte di modifica del codice di giustizia sportiva – erano partite in direzione Coni richieste contrarie, su tutte proprio la necessità di allungare i tempi delle indagini, dai 40 giorni attuali (prorogabili con due richieste per complessivi 80 giorni) ai 90 auspicati. Più del doppio.
SCONTRO Ecco perché al Coni hanno provato stupore nell’apprendere quel passaggio, quando il procuratore ha fatto intendere che il Comitato olimpico ha le sue belle responsabilità se la giustizia sportiva col nuovo codice è diventata così lenta. «È innegabile – ha detto Palazzi – che in certi casi abbia prodotto rallentamenti». La procedura imposta per i patteggiamenti lo ha fatto: quell’andirivieni di pratiche tra Palazzi e il super procuratore Cataldi aumenta i tempi, ma è pur vero che il Coni rimanda indietro le pratiche in pochi giorni, mentre a volte la Figc chiude le indagini dopo mesi. È quasi scontro istituzionale. A fine luglio il Coni deciderà se e come emendare il codice. L’idea è concedere a Palazzi 20 giorni in più per chiudere le indagini (da 40 a 60), ma altrettanti in meno di proroga (da 80 a 60).
L'IPOTESI PECORARO L’impressione è che i rapporti con Cataldi resteranno tesissimi («Abbiamo solo divergenze giuridiche», giura). Non è un caso che il Coni spingesse con Tavecchio per la sostituzione di Palazzi con l’ex Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. Un avvicendamento che il caso Catania ha congelato. Se non addirittura bruciato.