13/07/2015 14:34
IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Non c’è dubbio, la cosa più bella del brevissimo ritiro a Pinzolo della Roma è stato quel «Gervinho mocio vileda...»: fa ridere, tanto. Il resto però è poco comprensibile, soprattutto quando si danno giudizi troppo affrettati su una squadra che ancora tale non è. Contestazione inspiegabile, che ha fatto scattare la solita serie infinita di luoghi comuni tanto cari alla Capitale. Dice: «Dobbiamo vendere Romagnoli per comprare». A parte che la Roma non lo ha ancora venduto e 20 (o 30) milioni non sarebbero certo pochi per il giovane romanista, ma gli altri cosa fanno? La Juve ha salutato Tevez per prendere Mandzukic (e vedremo se garantirà gli stessi gol...), ha mollato Pirlo e probabilmente cederà uno tra Vidal o Pogba: ma nessuno si è sognato di battere ciglio a Torino.
Dice: «Ma noi non riusciamo nemmeno a vedere i "brocchi"». I tre attaccanti messi sul mercato della Roma (Destro, Gervinho e Doumbia) andranno via come da programma. Dice: «Sì ma allora devi prendere un altro attaccante». Vero, ma la Roma lo ha già nel cassetto: accordo fatto (oltre Dzeko, si intende).
Insomma, come fin troppe volte visto a Roma, il problema sono le notizie infondate, pressappochismo latitante. I «pare», «sembra», «dice che...». Criticare l’operato di un club che negli ultimi anni è quello che ha speso di più sul mercato al momento è prematuro. Mancano un portiere (già preso: Romero?), un terzino (in arrivo) e uno/due attaccanti: si farà. Il romanista vero dia tempo al club di lavorare. Il messaggio «trasversale» piovuto giù dalle Dolomiti, insieme a fiumi di alcol, era quantomeno prematuro. I conti si faranno alla fine: come sempre.