07/07/2015 14:02
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Questioni scaramantiche a parte, sembra Kapfenberg, estate 2000. Una Roma che non sapeva ancora che in quella stagione avrebbe vinto il suo terzo scudetto. Ma Fabio Capello sapeva perfettamente che, in quel ritiro, non aveva a disposizione la Roma vera. Perché in Austria l'uomo di spicco era il solo Nakata, che guidava una banda di giovani rampanti al seguito, da Bovo a D'Agostino, da Ferronetti a Pepe, che addirittura ha avuto l'onore di siglare di testa il primo gol (inutile) della stagione. Assenti tutti gli azzurri, tanti, reduci dall'infausto Europeo in Olanda e Belgio, Totti, Tommasi, Delvecchio, Montella, più Candela attore (non) protagonista della vittoria della Francia. Non c’erano nemmeno chi quello scudetto lo avrebbe deciso con la classe e la personalità, vedi Samuel e Batistuta su tutti, che arrivarono qualche giorno dopo direttamente a Trigoria. Kapfenberg era priva dei big, ma c'era tanta voglia di fare.
LA STORIA SI RIPETE Sono passati quindici anni, la Roma si presenta a Pinzolo mezza e mezza, con pochissimi titolari, con giocatori che probabilmente di qui a poco se ne andranno e ben nove Primavera, più una serie di calciatori, importanti, ma claudicanti, che però danno l’impressione di aver preso la strada della resurrezione, che non si sa quando ma arriverà. La Roma vera nascerà sotto i cieli dell’Australia o a Trigoria. L’elemento di spicco, oggi, non può essere che Totti che, nonostante in molti lo definiscano capitano non giocatore, ha voglia di dimostrare che le sue partite ad alto livello riuscirà ancora a farle. Altri titolari o presunti tali? Cercansi disperatamente nell’elenco dei convocati di Pinzolo. Ricordiamoli: Anocic, Calabresi, Capradossi, Castan, Cole, De Sanctis, Destro, Di Livio, D’Urso, Iago Falque, Florenzi, Gervinho, Iturbe, Machin, Yanga-Mbiwa, Ndoj, Paredes, Pop, Sanabria, Maicon, Strootman, Svedkauskas, Totti, Uçan e Vestenichky. Trovati i titolari? Pochissimi. Florenzi e se vogliamo Totti, forse Iturbe, magari Iago Falque, ma per adesso i De Rossi, Pjanic, Nainggolan sono altrove. Poi ci sono i rivedibili o gli ex titolari come De Sanctis, sulla cui testa pesa l’imminente arrivo di un altro portiere. C'é Maicon, fermo da cinque mesi abbondanti e con un ginocchio che definirlo scricchiolante è un esercizio di puro ottimismo. Intanto l'ex interista è apparso in campo, zompettante come un grillo. Chissà, magari è solo un'allucinazione o forse ha ragione chi, sul suo definitivo recupero, ci invita all'ottimismo.
Lo stesso discorso si può fare per Strootman e Castan, convalescenti anche più di Maicon. Pure loro sono sulla strada della guarigione, anche loro lavorano insieme con il gruppo, ma per rivederli al top c'è tempo. Un altro titolare dal futuro incerto è Gervinho, che prima decide di partire, poi vuole restare, ma la società cerca soldi e se c'è un acquirente, l'ivoriano se ne va. E Destro? E' li, in attesa di un futuro lontano da Roma, perché è in arrivo un centravanti top, così ha detto Pallotta. Al di là delle normali incognite tecniche, c'è un aspetto positivo: i calciatori come Destro e Gervinho, o addirittura Cole, che da Roma non schioda, in passato vivevano questi ritiri in clausura, per colpa delle contestazioni dei tifosi (vedi Osvaldo nel 2013). Stavolta nessun rancore da parte di nessuno. Che sarà, sarà e amici come prima. Come Kapfenberg, anche nell'entusiasmo, in attesa dei big.