22/08/2015 15:11
GASPORT (P. ARCHETTI) - I giornali spesso fanno vincere le partite, le coppe, anche i campionati. Così almeno raccontano alcuni testimoni di gesti motivanti da parte di molti allenatori famosi, fra cui Carlo Mazzone e Josè Mourinho, senza dimenticare Carmelo Di Bella. Costui guidava il Catania nel ‘60-61 e perse 5-0 a San Siro con l’Inter, all’andata, con quattro autogol. A Helenio Herrera, un altro che appiccicava slogan sui muri per fornire cariche extra, uscì una frase del tipo: «Sono una squadra di postelegrafonici». Il titolo finì sui quotidiani e da qui nello spogliatoio catanese, appeso da Di Bella prima del ritorno. Il Catania vinse 2-0 togliendo agli interisti speranze di scudetto e il radiocronista Sandro Ciotti urlò una frase mai più scordata: «Clamoroso al Cibali».
Clamoroso in Gazzetta sarebbe da strillare se la classifica che vedete sopra venisse confermata in pieno in maggio. I giornalisti del settore calcio hanno provato a mettere in fila le venti squadre. Per calmare i superstiziosi e i permalosi, va rivelato che un anno fa soltanto pochi piazzamenti vennero centrati. Per pudore e difesa di una sicura professionalità, la cifra non si può svelare.
SCUDETTO E DINTORNI Un campionato non è interamente pronosticabile perché lo sanno tutti che il pallone può cambiare traiettoria per un ciuffo d’erba . Si gioca anche sul misto sintetico? Fa niente, il luogo comune non tramonta. In ogni caso la Juventus rimane davanti, anche se ha perso tre boss come Tevez, Pirlo e Vidal. Negli ultimi due tornei ha sempre chiuso con 17 punti di vantaggio sulla Roma e anche se Rudi Garcia può al momento rallegrarsi per un mercato più tosto, che ha coperto maggiormente i difetti del passato, Massimiliano Allegri ha un gruppo più abituato alla concretezza, a non tremare al momento della sentenza. Per superare i campioni, la Roma - che segnerà di più dei 54 gol della stagione passata - dovrebbe marciare sulle pause bianconere (9 pareggi nel 2014-15), provare a farsi inseguire da subito, grazie allo scontro diretto alla seconda giornata e sfruttare immediatamente l’arma Dzeko. Il bosniaco vinse insieme a Barzagli la Bundesliga nel 2009: una chiacchierata sui vecchi tempi al Wolfsburg forse farebbe distrarre la difesa bianconera, domenica prossima.
EUROPA E DINTORNI Inter, Genoa e Lazio, in una larga fascia che comprende le altre posizione per l’Europa, non hanno cambiato allenatore. Le altre sì. Sono interessanti le trasformazioni di Sinisa Mihajlovic, Maurizio Sarri e Paulo Sousa in ambienti depressi (Milan) o dall’incessante ambizione, che spesso procura ansia (Napoli e Fiorentina). Se a mercato aperto ogni valutazione è indefinita, e il Milan con Ibra sarebbe l’outsider stagionale, le idee dei nuovi condottieri sono già un segnale di svolta. Un ruolo chiave può decidere il loro destino: il trequartista. Sarri prova con Insigne; Miha prova con tanti ma ora ha avuto Soriano, che non ha proprio il ruolo cucito addosso però conosce le pretese del tecnico; Sousa ne può fare ruotare parecchi, anche durante la stessa partita. Tecnica, genio e corsa: non si possono tralasciare queste virtù per far funzionare Higuain e Gabbiadini, Bacca e Luiz Adriano, Kalinic e Babacar, aspettando Rossi. Sempre un allenatore, straconfermato, come Gian Piero Gasperini, è il punto fermo del Genoa. La società disfa per inevitabili esigenze, Gasp rattoppa con i soliti, acuti disegni tattici: vengono a studiarlo anche dall’estero, vedi la visita qualche mese fa dello staff della Germania campione del mondo. Forse non basta per ripetere il sesto posto di maggio, ma per migliorare interpreti e spettacolo, sì.
E’ tornata l’Inter dei tempi migliori: ha di nuovo la maglia a strisce nerazzurre classiche. Basta con il nero dominante, addosso e in classifica. La creatura è diversa e incompleta: è stata impiantata una nuova coppia centrale, un regista dalle speranze di simil-Pogba, una seconda punta come Jovetic, in cui l’affidabilità fisica non è al pari di quella tecnica. Serve altro, soprattutto sui lati. La Lazio è troppo legata alla Champions per sentirsi adulta: fughe sussurrate (Biglia, Keita) e ragazzi da verificare (Milinkovic, Kishna, Hoedt). Ma Pioli non perde la testa nelle difficoltà.
SALVEZZA IN FRETTA Non si possono sistemare Sampdoria e Torino fra quelle che ragionano con il «prima salviamoci e poi divertiamoci»; hanno attese da metà classifica, anzi da incursioni in quartieri più internazionali; e se non riescono dovranno ricavare almeno cessioni sistema bilancio. Sarà dura per Frosinone e Carpi trasformare l’entusiasmo del debutto in carburante evita retrocessione. Il resto è fluttuante, ricordando che negli ultimi tre campionati sono scesi Palermo, Catania e Parma, non pronosticati in estate.
INDOVINATE Stadio Bentegodi, ore 18: si parte con Verona-Roma. Ciò che viene richiesto al campionato è di vedere giocate e non furbate, esultanze e non rimostranze, squisite azioni e non squallide contestazioni, promesse e non scommesse. E che le colpe non siano sempre dell’arbitro, del regista tv, del campo, del freddo d’inverno e del caldo d’estate, di tutto ciò che non tocca giocatori e dirigenti. Retorica? Forse, come attaccare ritagli di giornali nello spogliatoio e poi poter sentire clamoroso al Cibali . Funziona, spesso funziona.