11/08/2015 14:21
GASPORT - La Roma è uno dei due soli club italiani ad avere, al momento, la certezza dei 50 milioni di incassi, tutto incluso, della Champions. Sono quei ricavi extra che fanno la differenza tra la classe media e l’aristocrazia. Ma i giallorossi non vivono in acque tranquillissime, con una gestione che brucia ancora parecchia cassa, come dimostra il risultato atteso in perdita pure del bilancio 2014-15, in cui gli stipendi sono cresciuti del 20%. Nei primi quattro anni Pallotta e soci hanno versato 100 milioni (l’aumento di capitale dell’anno scorso ne ha regalati altri 20 grazie ai piccoli azionisti) ma gli americani non sono mecenati, fanno business e perseguono il ritorno dell’investimento, individuato sul lungo termine nel faraonico progetto dello stadio. Nell’attesa cercano di rincorrere il sogno scudetto e di restare agganciati ai quattrini della Champions senza svenarsi particolarmente, anche perché ci sono i paletti del fair play Uefa: 30 milioni di deficit massimo tra 2014-15 e 2015-16 e innesti di giocatori in lista condizionati al saldo di mercato.
AUTOFINANZIAMENTO - I trasferimenti che si autofinanziano sono una regola per il d.s. Sabatini. Nelle ultime tre stagioni il saldo complessivo tra acquisti e cessioni è stato negativo per soli 20 milioni: organico notevolmente potenziato grazie ai proventi dei vari Lamela, Marquinhos, Benatia. È così anche quest’estate. I sacrifici di Romagnoli e Bertolacci hanno compensato, in parte, gli esborsi per Dzeko e compagnia: al momento siamo sotto di una ventina di milioni, ma stanno per uscire pure Destro e Yanga-Mbiwa. E le formule di prestito con riscatto adottate per Salah, Iago Falque e Ibarbo consentono di respirare un po’.