Roma, il gioco è sconosciuto

24/08/2015 13:17

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La Roma, proprio come nelle giornate peggiori della scorsa stagione, cammina in campo. Il debutto del Bentegodi sembra riproporre i difetti antichi del gruppo di . Che, invece, dovrebbe correre. Per lo scudetto. Così vengono subito in mente i 17 punti di distacco dalla campione nell’ultimo torneo (anche il penultimo, per la verità, ma con il ritardo cresciuto solo nelle tre giornate conclusive). Il fraseggio è lento e il Verona si chiude con semplicità e, visto il risultato finale, con efficacia. Il primo pari nel nuovo campionato è simile ai 13 infilati fino al 31 maggio scorso. Senza gioco, non si vince. Mai o quasi. Perchè, a volte, è possibile pure conquistare i tre punti senza far niente di che. Ma è il singolo a fare la differenza, non il coro. Nemmeno la presenza del centravanti, atteso da anni, è servita per la svolta. dimostra di esserci con la testa e i piedi. Dopo la prestazione contro l’Hellas, è triste dover ammettere che il comportamento della squadra ne abbia azzerato le caratteristiche. E se, per tutti, il migliore è stato , cioè il , sta a significare che, oltre alla sterilità offensiva, è venuta a galla anche la fragilità difensiva. «C’è molto da lavorare», ha chiarito il tecnico. Spetta, però, a lui capire come. Al più presto. Bisogna intervenire tatticamente. Di sicuro non c’entra l’aspetto piscologico. Neanche quello fisico.

LACUNE NELL’ORGANICO E’ fin troppo facile, però, infierire sull’addestramento insufficiente che è la questione più urgente (e preoccupante) da affrontare. Prima di spiegare che cosa non funziona in campo, bisogna riconoscere a l’assenza nella rosa di alcuni calciatori proprio nei ruoli chiave. Il mercato della Roma è stato ottimo in attacco, ma pessimo in difesa. Contro il Verona l’unico terzino di ruolo a disposizione è stato utilizzato sulla corsia a lui meno congeniale. a sinistra, con il riciclato a destra. Nessun sostituto in panchina (solo il Primavera ). E anche in mezzo c’è solo il minimo indispensabile: più che, ovviamente (nel senso che si doveva sapere), ha bisogno di tempo per tornare al top. Nei 23 l’unico cambio è , non ancora pronto. sarà pronto, se tutto andrà bene, a metà settembre. , prima alternativa ai due centrali, è uscito perché non sta ancora bene. In difesa, insomma, mancano 2 o 3 giocatori. E il campionato è già partito. confessò, a febbraio, di aver preso troppo tardi i rinforzi. Come nella sessione invernale, anche adesso il timing è errato. Perseverare può essere pericoloso.

STESSO SPARTITO 
Il centravanti è , ma in campo è come se ci fosse stato ancora . Il bosniaco, proprio come ha sempre fatto il capitano, arretra a prender palla e a dare un senso al gioco. Che però non si vede. Perché le ali non vanno in profondità e chiedono anche loro il pallone sui piedi, magari spalle alla porta come , perché attacca solo . L’unica variante, già vista comunque in passato, è nella posizione di che fa il trequartista e dialoga, conoscendolo bene, con il centravanti. Senza ritmo, però, non si va a dama. Qualsiasi difesa, anche la meno competitiva, ha il tempo per sistemarsi. La disorganizzazione in fase di possesso palla è il difetto peggiore della Roma. Giocatori statici e facilmente controllabili. Il dato del 67,5 per cento, come superiorità nel controllo della partita, è fine a se stesso.

CORSIE VUOTE 
Alcune statistiche della gara del Bentegodi sono inequivocabili. fa 1 cross, Gervinho 2. Sul fondo non si presentano mai. , 44 gol dei suoi 50 in Premier li ha segnati dentro l’area di rigore, non viene sfruttato. , in metà ripresa, arriva a 3 cross. deve, quindi, riflettere sulle scelte di partenza. ne conta 6, ma li offre dalla trequarti. Le fasce, pur avendo il centravanti, non sono sfruttate. Dai terzini che, però, non ci sono e soprattutto dalle ali. Anche per questo motivo diventa inspiegabile l’inserimento di , rinunciando alla qualità di e . Alle loro giocate. Sempre in attesa del gioco.