21/08/2015 14:34
GASPORT (G. B. OLIVIERO) - Alessandro Nesta non amava le interviste. Quando passava in zona mista dopo le partite, trovava sempre la scusa di una Comunione o di una Cresima a cui presenziare per lasciare di corsa lo stadio ed evitare anche un breve botta e risposta. Ecco, chi cerca punti di contatto tra Nesta e Alessio Romagnoli si segni pure questo. Al termine della chiacchierata, condita da molte risate e qualche battuta, Alessio saluta così: «Prossima intervista tra sette-otto mesi, va bene? Io non amo tanto parlare...». Eppure non sembra.
Alessio, come ha ritrovato Mihajlovic?
«Migliorato, sotto tanti punti di vista. Umanamente è sempre lo stesso: ti rispetta e ti dice le cose in faccia. Per quanto riguarda il campo, è cresciuto molto. Mi riferisco alla costruzione delle nostre giocate e allo studio degli avversari. I concetti sono sempre gli stessi, ma ha arricchito il suo bagaglio».
Perché lei non è rimasto a Roma?
«Per diversi motivi. E io e il club abbiamo preferito dividere le nostre strade».
Com’è stato l’ingresso nel mondo Milan?
«Molto semplice. Pensavo fosse più complicato. Il gruppo è bellissimo, i ragazzi umili e uniti».
Di solito un giovane difensore spera di fare coppia con un compagno più esperto. Lei, per adesso, gioca insieme a Ely.
«Ma Rodrigo è più vecchio di me... (ride: lui è del 1995, Ely del 1993, ndr). E’ fortissimo, me lo ricordavo già bravo ed è molto migliorato».
In quali aspetti del gioco lei deve migliorare?
«Nella personalità, nella costruzione. Anche nel fisico. Ma ho tempo, fino a 35-36 anni si deve migliorare...».
Il debutto a Firenze non sarà agevole.
«Non ho visto le amichevoli dei viola, ma so che hanno fatto bene contro il Chelsea e il Barcellona. Troveremo un ambiente difficile».
Pesa la valutazione di 25 milioni?
«No, è una responsabilità in più ma non ci faccio caso. Penso solo a dimostrare il mio valore. Voglio meritarmi il Milan per tanti anni».
Pesa la maglia numero 13?
«No, l’ho chiesta subito perché Nesta era il mio idolo. Ho pensato a lui, non al fatto che avrei aggiunto altre responsabilità».
Ha già conosciuto Berlusconi?
«L’ho visto di sfuggita solo prima del Perugia, mi ha fatto l’in bocca al lupo».
Scelse lei di fare il difensore o la piazzarono lì dietro contro la sua volontà?
«Da piccolo volevo fare il centrocampista. Avevo dentro questo gusto di giocare il pallone. Impazzivo per Zidane, per il suo modo unico di toccare la palla: guardavo sempre Zizou. Poi Tovalieri, nelle giovanili della Roma, mi spostò in difesa. C’erano solo centrocampisti e attaccanti, io ero tra i più alti e mi arretrò».
Nel 1982 l’Italia vince il Mondiale e un difensore mancino tira un rigore in finale. Nel 2006 l’Italia vince il Mondiale e un difensore mancino segna il rigore decisivo. Lei come se la cava dal dischetto?
«Da piccolo li tiravo nelle giovanili. E li segnavo pure...».
Tre aggettivi per descrivere Mihajlovic.
«Diretto. Leale. Ambizioso».
Tre aggettivi per descrivere Romagnoli.
«Giovane. Freddo. Mancino».
Tra Zeman, che la fece debuttare, e Mihajlovic c’è un abisso sotto tanti punti di vista. Però entrambi hanno puntato su di lei. Si è chiesto come mai?
«Zeman è sempre stato attento ai giovani. Forse lui aveva visto in me le cose che sto tirando fuori adesso».
Quanto ci ha messo Mihajlovic per convincerla a venire al Milan?
«Poco. E’ bastato un semplice sms».
Se Garcia le avesse promesso la maglia da titolare sarebbe rimasto a Roma?
«Penso di no. E poi le promesse non contano. Contano i fatti».
Lei è un tipo social?
«Poco. Leggo molto, ma posto pochissimo».
Faccia un tweet per presentarsi ai nuovi tifosi.
«Sono felice di essere in uno dei club più titolati al mondo».
A 20 anni vive già la svolta della carriera. Troppo presto? Nesta arrivò al Milan a 26 anni, Thiago Silva a quasi 25.
«Per le svolte non c’è un’età più o meno giusta. Quando arriva, arriva. E se uno si sente forte, deve dimostrarlo senza paura. La gente si aspetta tanto da me, lo so».
Oggi firma per il terzo posto?
«Vediamo, aspettiamo. E’ presto per mettere limiti. Ne riparliamo a gennaio...».
Più forte Romagnoli o Rugani?
«Stesso ruolo, giocatori diversi. Decidete voi…».
Più forte il Milan o la Juve?
«La Juve ha ancora qualcosa in più, d’altronde vince da quattro anni. Resta un gradino davanti nonostante le partenze di Pirlo, Tevez e Vidal».
E’ appassionato di moto: nella griglia di partenza del campionato il Milan dove lo mettiamo?
«Juve in pole position e Milan a inseguire insieme a Roma, Inter, Napoli, Lazio e Fiorentina. Sarà fondamentale partire bene, anche perché dopo la trasferta di Firenze e la gara casalinga con l’Empoli avremo il derby».
La trasferta di Firenze è un esame per tutto il Milan o in particolare per lei?
«Per tutto il Milan. La squadra è cambiata tanto, l’anno scorso si vedeva che qualcosa non andava. Adesso bisogna riportare il Milan lassù».
Vince chi prende meno gol?
«Sì, ma a patto di segnarne tanti. Sennò finisci sempre 0-0 e non fai tanti punti… Il segreto è avere una squadra completa in tutti i reparti. E il Milan è completo».
Qual è l’attaccante più forte della serie A?
«Higuain. E sono curioso di vedere Dzeko».
Soriano vi aiuterebbe davvero?
«Sì, perché può fare la mezzala e il trequartista. Ha visione di gioco. Sarebbe un bell’acquisto».
Con Conte ha mai parlato?
«Sì, quando è venuto a trovarci all’Europeo Under 21. Adesso io devo pensare ancora all’Under, ma sogno di sbarcare in Nazionale».
Una serata libera come la passa?
«Al ristorante con gli amici. Niente sushi: a me piace mangiare, ma non in modo raffinato…».
Ultima curiosità: mancino solo di piede o anche di mano?
«Solo di piede. Da piccolo anche di mano, ma poi mi hanno imposto di usare la destra».