28/08/2015 14:17
LA REPUBBLICA (A. SORRENTINO) - Era un assedio, e non era una barzelletta. Nell’urna di Montecarlo attendevano acquattate cinque spagnole, quattro inglesi e quattro tedesche, le italiane erano solo due. È finita che Juventus e Roma non hanno potuto evitare il cozzo. Né la sorte, né le mani teoricamente amiche di Paolo Maldini e Javier Zanetti, ambasciatori di Milano che ospiterà la finale del 28 maggio 2016, hanno aiutato. Le italiane in Champions finiscono nei due gironi più equilibrati, o più difficili. Con i nuovi criteri del sorteggio (in prima fascia i detentori più le sette vincitrici dei campionati migliori d’Europa secondo il ranking per nazioni, dalla seconda fascia in giù tutti in ordine di ranking per club), va peggio alla Juventus, nonostante fosse testa di serie, perché da vice campione d’Europa troverà un’inglese come il Manchester City, che non ha buona tradizione in Champions ma ha vinto l’ultima Premier e si è rafforzata con Sterling e Otamendi; una spagnola come il Siviglia, che ha vinto quattro volte l’Europa League dal 2006 al 2015 e in cui la Juve trova vecchi amici come Fernando Llorente e Ciro Immobile; una tedesca come il Borussia Mönchengladbach, grande d’Europa negli anni ‘70 ai tempi di Stielike, Heynckes e Simonsen (eliminò la Juve nella CoppaCampioni1975) e a maggio terza in Bundesliga, anche se ora si è indebolita e ha iniziato il campionato con due sconfitte. «Sfide dure e affascinanti, ma ce la faremo», commenta Max Allegri, mentre Giuseppe Marotta tuona: «Non temiamo nessuno».
Il meglio del meglio tocca invece alla Roma, ossia gli stracampioni in carica del Barcellona. Gli ultimi confronti del Barça con le italiane sono statila finale di Berlino (3-1 alla Juve) e il torneo Gamper di tre settimane fa (3-0 alla Roma). Curiosamente, la Roma in Champions è imbattuta col Barça: unici incroci nell’edizione 2001-2002, quando da campione d’Italia con Capello pareggiò 1-1 al Camp Nou poi vinse 3-0 all’Olimpico, gol di Emerson, Montella e Tommasi. Altri tempi. Dalla terza fascia, i giallorossi trovano i tedeschi del Leverkusen, che due giorni fa hanno eliminato la Lazio nei playoff, e i bielorussi del Bate Borisov, teorica cenerentola ma dalla buona esperienza (in passato ha messo in difficoltà Bayern e altre grandi). «Siamo contenti di aver evitato il Bayern dopo quel 7-1... Dietro il Barcellona vedo un girone equilibrato e aperto», osserva Rudi Garcia.
Negli altri gruppi i rapporti di forze sembrano più chiari, anche se promette equilibrio il girone B, dove Depay col Manchester United ritrova il suo Psv, e c’è curiosità nel girone A, dove oltre a Psg-Real ci sarà il ritorno alle origini di Ibrahimovic che sfiderà il Malmoe, erba di casa sua. È l’edizione più ricca di sempre, perché il nuovo contratto televisivo (2015-2018) fa lievitare i premi del 25% per un totale di 1,257miliardi di euro da distribuire ai club. La sola partecipazione ai gironi, anche perdendo tutte le partite, porta almeno 20 milioni, chi vince tocca i 100. La novità assoluta sono i kazaki dell’Astana: perché l’Europa dello sport, ipnotizzata dagli effluvi dei gas nel sottosuolo, ormai è anche Asia. Tutti teniamo famiglia.