06/09/2015 16:08
GASPORT (D. STOPPINI) - I due re sbuffano, faticano, corrono e sgobbano per la Roma. I due re convivono, nel segno di una stagione che patrizi e plebei immaginano vincente, alla faccia — o forse semplicemente in virtù — di un monte ingaggi schizzato alle stelle. Dzeko e Totti se la ridono uniti (anche) da quel filo rosso chiamato Cristian, un bambino di neppure 10 anni che stravede per loro. Stravede per tutti e due, li immagina in coppia un giorno non troppo lontano. Cristian esulta e bacia papà Francesco, che si è preso un fine settimana di stop e con la famiglia è volato a Londra, una delle sue città preferite. Con Cristian, ovvio, uno «immarcabile» allo stadio quando segna Edin. È accaduto al 2-0 con la Juventus: gol di Dzeko, Totti junior è letteralmente impazzito saltando in piedi, più in alto di tutti, nei palchetti dello stadio Olimpico. Cristian stravede per Dzeko, l’ha pure conosciuto a Trigoria. Stravede per la Roma. Stravede per papà Francesco, che domenica — c’è un’immagine tv a dimostrarlo — esulta prima di ogni suo compagno alla punizione di Pjanic, perché aveva già capito che quel pallone sarebbe finito dentro.
VERSO L'ESORDIO - Il Totti che non s’è mai visto. Fuori, in panchina: 0 minuti nelle prime due giornate di campionato, non era mai accaduto per scelta tecnica da quando gioca stabilmente in Serie A. Il Totti che sarà, a tre settimane esatte dal suo 39° compleanno, a un passo da quel gol numero 300 e da un traguardo che vorrebbe festeggiare presto. E presto potrebbe essere già tra sei giorni: Frosinone, uno stadio dove ha giocato solo in amichevole, una perla da aggiungere a una collezione lunghissima. Totti giocherà, questo lascia pensare l’avvicinamento (ancora lungo) di Rudi Garcia al match di sabato. Tornerà capitano-giocatore. Magari vicino all’altro re.
AMBASCIATORI UNICEF - Magari vicino a quell’Edin Dzeko che ha già travolto una città intera, preoccupata nelle ultime ore e logorata dal dubbio che sotto quella fasciatura alla mano destra post Belgio si stesse nascondendo qualcosa di serio. Questa è Roma, anche questa è la Dzeko-mania. Un re così diverso dall’altro. Il primo, Francesco, neppure ha un profilo sui social network, al massimo un blog dal quale fa conoscere i suoi pensieri. Il secondo, invece, ha oltre 500 mila follower in più del profilo ufficiale del club, della Roma tutta. Dzeko giocherà pure oggi: mano destra gonfia in effetti, ma la Bosnia è aggrappata al sogno Europeo. Edin affronta Andorra e magari stasera si ritrova pure in vetta alla classifica dei cannonieri nelle qualificazioni, se è vero che Lewandowski è solo due gradini più su rispetto alle 6 reti del bosniaco. In fondo, traguardo parziale. La Roma lo vuole a braccia alzate alla fine, in maglia rosa. «Se non battiamo il Frosinone, sarà stato inutile aver sconfitto la Juventus», si è affrettato a dire subito dopo aver segnato ai bianconeri. Un gol alla seconda giornata con la nuova maglia: accadde la stessa cosa a Batistuta, a fine stagione (era il 2000-01) a Roma arrivò lo scudetto. Il parallelo è servito. Quel giorno Totti era già in campo, Cristian non era nato, Edin aveva già conosciuto la guerra ma a calcio giocava solo con gli amici. La vita l’ha portato a Roma, ambasciatore Unicef come Francesco. Ambasciatore, pure, dei sogni giallorossi.