LA REPUBBLICA (G. CARDONE/M PINCI) - Nel
derby di quattro mesi fa si spartivano il podio d’Italia, oggi la
Capitale li processa.
Stefano Pioli e
Rudi Garcia sono la ruota sgonfia negli ingranaggi di
Lazio e
Roma. Solo 6 punti in 4 gare per il biancoceleste, giusto la metà dell’Inter capolista. Il giallorosso ne ha due in più del dirimpettaio, ma l’aria di
Trigoria è pesante quanto quella di Formello, e l’accusa punta sempre l’indice contro l’allenatore. L’incrocio genovese - la Lazio ospita il tabù Genoa, con cui perde da 8 partite consecutive, la Roma va a
Marassi dalla
Samp del “romanista” Ferrero - è già una prova d’appello per entrambi.
Monsieur Rudi probabilmente lo sa, chiede fiducia ma ci piazza la data di scadenza:
“Giudicateci dopo il ciclo con Samp, Carpi, Bate e Palermo”. Ossia prima della sosta, guarda caso i giorni in cui
a Roma arriverà Mr Pallotta. Ma già lunedì
Sabatini e
Baldissoni hanno discusso a lungo della situazione allenatore: il segno tangibile di una popolarità ormai in caduta libera tra gli uffici di
Trigoria.
Quelli della
Roma hanno fatto lo stesso - ma per polemica con il prefetto - domenica. I malumori che inquinano
Trigoria però hanno un nome diverso, inflazionatissimo: turnover. Quando il tuo presidente spende oltre 50 milioni per regalarti Dzeko, Salah, Falque e compagnia, può pure pretendere che tu batta il Sassuolo in casa. Se invece pareggi sacrificando in panchina quattro sesti della campagna acquisti, tra cui il pezzo più pregiato, t’esponi al tiro a segno.
Il Totti “triste” visto col Sassuolo non andrà a Genova per un guaio alla mano: di sicuro non è semplice per il tecnico gestire l’umore di una squadra che gli rimprovera di studiare poche alternative al gioco ormai arcinoto eseguito in modo scolastico da 3 anni. Di fronte alle accuse, gli allenatori non rinunciano all’arringa. Pioli mette le mani avanti e fa, senza essere pungolato sul tema: «Ci tengo a precisare che non mi sento tradito dalla squadra ». Un po’ come Garcia, che gli 8 punti in classifica li difende così: «I nostri risultati non mi sembrano catastrofici». I padri latini della città potrebbero chiosare con il classico “Excusatio non petita, accusatio manifesta”.