Senza Dzeko questa Roma è già appesa al devoto Salah

29/09/2015 13:41

GASPORT (M. CECCHINI) - Ci sono gol che nascono nel giardino di casa, altri che si vanno a raccogliere sui mercati più rinomati del mondo, altri ancora invece che affondano le radici in terre calcisticamente di confine (anche se non si sa ancora per quanto). Ecco, la Roma a caccia di prodezze che vira dal ragazzo di Porta Metronia () al gigante bosniaco (), adesso cerca di trovare un nuovo centro di gravità ancora più lontano, nell’Egitto di Ghaly, parola quest’ultima non banale che in arabo significa prezioso. È a lui soprattutto che stasera , alle prese con tanti infortuni, si affida per cercare quella vittoria grimaldello della cassaforte rappresentata dagli ottavi di League, anche se i bielorussi del Bate Borisov non sembra abbiano voglia di fare le comparse nel proprio raggruppamento – come da pronostico – già dalla seconda partita.

CAPOCANNONIERE La storia è nota. L’attaccante egiziano, che nei suoi primi mesi italiani ha fatto ricredere il club giallorosso (a gennaio era stato praticamente acquistato e poi scartato), è diventato il capocannoniere della squadra, segnando tre reti negli ultimi tre incontri disputati (Sassuolo, Sampdoria e Carpi). Non solo. Anche nelle fasi più buie del gioco espresso dalla squadra negli ultimi tempi, lo schema «palla a » è stato uno di quelli più convincenti, visto che le accelerazioni, i dribbling e la vocazione all’assist stanno facendo del cosiddetto « d’Egitto» il migliore acquisto della Roma, che per averlo si è tuffata in un contenzioso con la – complice il Chelsea, proprietario del cartellino – giunto sino ai (poco) sacri palazzi della Fifa. E così a dicembre ci si aspetta una sentenza chiamata a dirimere il caso, col rischio solo virtuale – così almeno dicono a Trigoria – di una di sei mesi dello stesso , «reo» di non aver voluto continuare la sua avventura in maglia viola a dispetto di un impegno scritto ma evidentemente meno vincolante di quello che credeva la società toscana.

ENTUSIASMO ARABO Una cosa è certa: non è un giocatore che lascia indifferenti. Per sei mesi è stato l’idolo di Firenze, tanto che sul portone della sua casa, nei pressi di Ponte Vecchio, i tifosi avevano lasciato incisi dei cuori ormai irrimediabilmente infranti. Adesso comunque l’entusiasmo si è trasferito tutto a Roma, dove l’attaccante vive felicemente con sua moglie e sua figlia. Vita ritirata la sua, che non perde di vista il Corano – a Trigoria lo vedono passeggiare tenendolo in mano – e la sua fede islamica, alimentata da qualche discreta puntata nella grande moschea nei pressi dell’Acqua Acetosa. A nessuno è sfuggito, poi, il suo modo d’inginocchiarsi e di baciare per terra dopo ogni rete, cosa che il suo correligionario ha subito mutuato. Insomma, un vero ambasciatore della sua terra, se si pensa che in nazionale ha segnato 24 gol in 37 partite, entrando già nella storia del calcio egiziano. Con queste premesse, nessuna sorpresa che l’account in arabo lanciato dalla Roma in concomitanza col suo acquisto sia già seguitissimo. è la faccia da copertina del calcio mediorientale in Europa, e se la fredda notte bielorussa darà seguito alla sua vena di goleador, a dispetto delle assenze di e , è facile pronosticargli già un futuro da faraone. D’altronde, appena sbarcato in Italia, scelse questa trimurti italiana come riferimento: «Mi ispiro a Baggio, e Del Piero». Un modo chiaro, in fondo, per puntare alla cima della piramide.