14/09/2015 14:19
CORSERA (G. PIACENTINI) - Prima l’allenamento mattutino a Trigoria, poi mezza giornata di meritato relax trascorsa giocando a golf. Wojciech Szczesny è stato senza dubbio tra i migliori in campo nell’opaca vittoria di Frosinone. Sui tre punti conquistati, infatti, non c’è solamente la firma di Iago Falque e di Iturbe, ma anche la sua, che per la prima volta da quando veste la maglia giallorossa è riuscito a mantenere inviolata la porta. Alla Roma non succedeva dallo scorso 3 maggio contro il Genoa, a lui dalla finale di FA Cup vinta 4-0 con l’Arsenal contro l’Aston Villa, il 30 maggio. Uno zero nella casella dei gol subiti sul quale c’è soprattutto la sua firma, visto che i compagni di squadra non lo hanno aiutato: a Frosinone, infatti, la Roma ha subito 18 tiri in porta, un numero di conclusioni altissime considerato il valore degli avversari (nella trasferta di Torino del 5 ottobre 2014 furono 20). La parata nel primo tempo sul bulgaro Tonev, poi, ha fatto imprecare i tifosi ciociari, che già esultavano, e gridare al miracolo quelli giallorossi, e non solo: in Polonia è stata definita «un capolavoro, come la sua prestazione». Un intervento pesante, che sommato a quello nel finale di gara contro la Juventus sul colpo di testa di Bonucci, ha portato alla Roma 6 punti, che in questa fase della stagione fanno tutta la differenza del mondo.
Eppure la sua presenza a Frosinone non era per niente scontata, e lo stesso Rudi Garcia alla vigilia della gara non aveva dato certezze, a differenza del passato,su chi avrebbe giocato tra i pali. La rivalità con Morgan De Sanctis è autentica e stimolante, e per la prima volta dopo tanti anni la Roma si trova ad avere due portieri dello stesso livello. Ad inizio stagione il tecnico francese ha scelto il polacco, lasciando però aperto uno spiraglio per l’ex numero 1 del Napoli. Szczesny non si è fatto trovare impreparato, e fin dalla sua prima uscita in amichevole ha dato l’impressione di essersi ambientato in tempi rapidissimi. Il fatto di saper giocare anche con i piedi, poi, dà tranquillità a tutto il reparto e lo fa diventare, di fatto, un calciatore di movimento in più.