17/09/2015 13:48
IL TEMPO (E. MENGHI) - All’altezza del Barcellona, o quasi. Arrivare fin lassù è una missione praticamente impossibile, l’1-1 dice che la Roma ci è andata quantomeno vicino. «Vicino alla vetta dell’Everest, ma non proprio in cima», per usare le parole di Garcia. La scalata è stata dura e non poteva essere altrimenti contro i marziani campioni di tutto: «Tatticamente – ha osservato l’allenatore – abbiamo fatto bene e ognuno si è impegnato. Col Barça devi fare una gara di sacrificio, ma potevamo usare meglio la palla e anche in contropiede potevamo essere più pericolosi. È un risultato importante. Siamo cresciuti, l’esperienza dell'anno scorso ci è servita».
La batosta del 7-1 col Bayern è finalmente alle spalle, i giallorossi hanno imparato la lezione e si sono aiutati a vicenda per chiudere gli spazi: «Abbiamo sofferto, ma non troppo. I giocatori sono stati bravi a chiudere loro le possibilità per essere pericolosi. Nell’ultimo passaggio siamo stati imprecisi e ci è mancato il guizzo per fare più danni. Il gol d’antologia di Florenzi ha cancellato il loro, dove Digne non ha potuto difendere perché Messi gli ha schiacciato il piede. Sognavo di vincere, siamo stati quasi perfetti. Non è un ottimo risultato, è buono: è un punto che può aiutarci a qualificarci».
Garcia fa la sua parte per non dire che ci sarebbe da stappare lo champagne per questo pareggio, ottenuto contro una squadra che a livello di gioco si è dimostrata assolutamente superiore. Al francese non è andato giù il gol di Suarez, macchiato da un precedente fallo sul terzino suo connazionale: «Forse potevano fermare l'azione. Il Barcellona non ha bisogno di aiuti». Polemiche a parte, Rudi ha voluto sottolineare la prestazione di alcuni suoi giocatori: «De Rossi è stato il nostro equilibratore, ha fatto tanto pressing sui centrali, è stato la punta alta del triangolo di centrocampo anche per aiutare Dzeko. Fare il 3 contro 1 in difesa non serviva ed è stato di un'intelligenza pazzesca».
Dall’altra parte, un po’ a sorpresa, non c’era quel Mascherano a cui Daniele si ispira per il nuovo ruolo di difensore che Garcia, quando serve, gli cuce addosso: «Penso che Luis Enrique sappia allenare il suo Barça. Probabilmente lo ha escluso perché voleva alzare i centimetri della squadra. Noi abbiamo Dzeko per sfruttare le palle alte e lo faremo». Il bosniaco è uno di quei giocatori col curriculum europeo che vuol dire esperienza al servizio della squadra: «Ha tenuto palla benissimo, ma non puoi pareggiare con il Barcellona senza 11 giocatori che fanno bene. Falque è di alto livello, Salah ha fatto paura alla difesa avversaria: era un tridente importante, e mi è piaciuto anche Iturbe».
Il possesso palla è arrivato ai minimi storici, sotto il 30%: «Era impossibile vincere da quel punto di vista, serviva avere delle linee strette per contrastare i fenomeni che hanno. Adesso ci saranno tre partite molto importanti per noi, come la sfida contro il Leverkusen. Forse a Roma contro i tedeschi ci giocheremo la qualificazione. Pensavano che avremmo preso zero punti e invece ne abbiamo uno e ci dà tanta fiducia». L’Everest, questa volta, non è sembrato irraggiungibile.