Florenzi, gol e assist: “Un messaggio per tutti”

14/10/2015 13:51

LA REPUBBLICA (F. S. INTORCIA) - Antonio l’insaziabile, ieri sera, mentre festeggiava il primato nel girone, la quarta vittoria consecutiva e il percorso netto nel cammino europeo, si è dannato l’anima per l’unico obiettivo mancato, un posto da testa di serie in Francia. «Non capisco, abbiamo 24 punti, diventa difficile spiegare perché non siamo nella prima fascia, con me abbiamo 9 vittorie, 4 pareggi e solo un ko in amichevole col Portogallo », commentava , e in fondo solo tre squadre hanno fatto meglio dell’Italia nel percorso a Euro 2016. Se il sorpasso al Belgio nel ranking Uefa non si è consumato, è solo perché gli azzurri hanno segnato di meno: però la difesa di Malta non è quella di Andorra. La rimonta sulla Norvegia consente comunque all’Italia di infilare il 50° risultato utile nelle qualificazioni (37 vittorie, 13 pareggi), l’ultima sconfitta è quella del 2006 in Francia, con Donadoni ct. «Abbiamo fatto il nostro dovere, il calcio è questo, bisogna fare i complimenti alla Norvegia anche se eravamo sotto solo per sfortuna» aggiunge . «Questa partita ci serviva a dare continuità alla crescita, siamo sulla strada giusta, voglio questa intensità e questa cattiveria». Prima del match, ai microfoni di Raisport, era tornato sul tormentone del contratto, con una parziale apertura al rinnovo: «Mai dire mai. Ho sempre invidiato il ct dell’Italia che può giocare Europei e Mondiali, in quei momenti senti che il paese soffia e ti spinge. Sarà una Nazionale ugualmente competitiva a prescindere dalla mia firma. La storia insegna: Prandelli andò al Mondiale col rinnovo e uscì, Lippi invece vinse quando tutti sapevano che avrebbe lasciato». L’alternativa è Fabio Cannavaro, stimato in Figc: il Pallone d’oro era stato in corsa già un anno fa (da solo o in ticket con Guidolin). Stavolta, più che con un vecchio saggio al suo fianco (Lippi), corre da solo, il carisma supplisce al deficit di esperienza. Cannavaro ieri era all’Olimpico: «Io ct? L’importante per me è fare l’allenatore. Ma con l’addio di la Nazionale perderebbe tanto».
Simbolo di quest’Italia operaia e infaticabile è la partita di Alessandro , al secondo gol azzurro dopo quello all’Armenia, due anni fa. Il ragazzo capace di fare il terzino e l’ala, di correre da gregario e inventare gol da attaccante di razza: nella sua tana, l’Olimpico, una prova e una rete che hanno fatto impazzire di gioia il pubblico. «Volevamo vincere per dare un segnale a tutte le altre nazionali: l’Italia c’è, è viva e ha una grande storia. Ringrazio tutti quelli che sono venuti a sostenerci, spero che la prossima volta siano di più. E se non siamo testa di serie non è un problema: se vuoi vincere qualcosa, devi battere le più forti. Ci faremo trovare pronti».