Ricominicio da quei tre

12/10/2015 13:10

IL MESSAGGERO (S. CARINA) - A differenza dei sei personaggi pirandelliani, , e non sono in cerca d’autore ma di semplice riscatto. Alle loro spalle storie diverse che hanno trovato nell’ultimo periodo un trait d’union che le unisce: la panchina. Novanta minuti in 9 gare stagionali per l’ex Corinthians, 154 per l’uomo del triplete interista e 164 per l’argentino. Pochi, troppo pochi per le loro aspettative e di chi aveva scommesso su di loro. Perché c’è un altro punto in comune che lega i tre calciatori: la decisione, in sede di mercato, di non acquisire altri elementi nei loro ruoli, vista la fiducia che si riponeva su di loro. E così, nonostante al debutto in campionato avesse palesato inevitabili difficoltà nel ritorno all’attività, – al netto di - ha deciso di prendere soltanto che per caratteristiche tecniche (non è certo un difensore al quale si può chiedere di far partire l’azione da dietro) è più un sostituto di che di Leo. Discorso simile per : la grande scommessa tecnica stagionale, legata a terzino (rimessa in discussione dopo le prove offerte da Alessandro nella ripresa di Borisov e col Palermo), è stata fatta perché dietro c’era la certezza legata al ritorno del brasiliano. E che dire di ? Ceduto al , la sua permanenza si presta a qualsiasi interpretazione. Chi ritiene sia avvenuta per meri motivi economici, altri per la paura che dietro al diritto di riscatto si nascondesse un club importante, altri ancora che ritengono ci sia stata per non correre il rischio di ammettere un errore, quello dell’estate precedente, di una campagna acquisti studiata intorno a un giocatore che poi ha fallito.

VOGLIA DI RIVINCITE - Ora tocca a loro riprendersi la Roma. I due brasiliani potrebbero farlo già contro l’Empoli. Per sarebbe quasi la chiusura di un cerchio, iniziato 13 mesi fa proprio contro i toscani. Sabato, al netto del rientro a Verona, per Leo si prospetta un nuovo debutto, dove realmente inizierà ad essere giudicato senza sconti per le sue doti di calciatore. Nessuno ha voluto ammetterlo apertamente, ma il 22 agosto non avrebbe dovuto giocare. Quello che vorrebbe tornare a fare da sabato. Per lui è una storia diversa. C’è chi pensa che non giochi in virtù di un contratto in cui è previsto il rinnovo automatico se dovesse disputare il 70% delle gare stagionali. In realtà, come spesso capita quando si parla del brasiliano, c’è di mezzo una condizione fisica non al top. Emblema la gara col Carpi, difficilissima da giudicare. Perché se si valuta -attaccante, il giudizio è buono: un assist per e la conclusione respinta centralmente da Brkic che permette a Gervinho di siglare il provvisorio 3-0. Ma se si guarda al -terzino, comprendendo dunque la fase difensiva, è ampiamente insufficiente: provoca un rigore, il gol del Carpi arriva da un allungo di Gabriel Silva che lo supera in velocità e altri 2-3 pericoli giungono sempre dal suo lato. Per invece l’involuzione continua. Nemmeno il voltafaccia al o il gol al gli hanno restituito la serenità. Nelle gerarchie di è tornato all’ultimo posto. Nel suo caso le chiacchiere non contano. Ha solo un modo per far ricredere gli scettici: segnare. Altrimenti a gennaio potrebbe essere lui a chiedere la cessione. Stavolta senza ripensamenti.