21/11/2015 14:16
LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Uscire di casa, vedersi con i compagni e regalar loro qualche sorriso sbilenco, un paio di battute e di spintoni “da spogliatoio” giusto per ricordarsi che la vita va avanti, poi in pullman con le cuffiette in testa, verso lo stadio, quindi tutti insieme, mezzi infreddoliti, a saggiare il terreno, che forse sarà bagnato fradicio, e infine entrare negli spogliatoi, cambiarsi, indossare quegli strani indumenti che ti fanno sembrare uguale ad altri dieci (a parte il numero sulle spalle e sulla coscia) e in fondo sempre un po’ ragazzino, aspettare l’arbitro, imboccare il tunnel, iniziare a giocare con le note della Marsigliese che stanno lì per farti sentire più forte ma anche per non farti dimenticare di quanto siamo deboli, tutti: «Eppure non è una mascherata, il calcio nel tempo del dolore universale della cieca follia degli assassini », tiene a precisare con umana compostezza, ma anche con civile coraggio, Rudi Garcia. «Se attaccano la nostra gioia e soprattutto le fonti del nostro piacere abbiamo un solo modo per reagire: continuare ad essere noi stessi ».
Bologna-Roma, oggi pomeriggio al Dall’Ara, inizio ore 18, sarà la prima partita del campionato italiano del dopo “13 novembre”. Garcia era a St. Denis quando Francia-Germania stava per essere sconvolta da un kamikaze: «Sono vicino alle vittime di Parigi, ma credo che la battaglia contro questi nuovi o vecchi criminali si possa vincere. A St. Denis i sistemi di contrasto hanno funzionato e anche se sarà un lavoro difficile io ho fiducia in chi deve garantire più sicurezza a questo nostro mondo, che è fatto anche di leggerezza e di spettacolo, come quello che produce chi gioca a calcio. Non possiamo certo estirpare l’orrore dai nostri cuori, ma abbiamo il dovere di combattere la paura calandoci nella realtà del nostro lavoro».
Lavoro significa, per la Roma, trovarsi di fronte una squadra un tempo alla deriva che il cambio in panchina, che le semplici ricette del pacatissimo e saggio Donadoni, hanno riportato vicino alla riva, rilanciandone le ambizioni, riforndendola di nuove qualità e soprattutto mettendola in condizione di vincere due partite consecutive: «L’errore più madornale sarebbe sottostimare un gruppo emotivamente in risalita». Mentre Donadoni tributa alla Roma onori legittimi («è una delle poche, vere favorite per lo scudetto, una delle squadre più forti del campionato, ma certo non per questo non avrà vita difficile»), Garcia ringrazia dotando il Bologna ritrovato di una speciale e istintiva aggressività («Destro, Giaccherini, Mounier, Brienza non sono da prendere alla leggera »), frutto di un’alchimia che Donadoni ha saputo recuperare spulciando gli appunti confusi di Rossi.
La Roma è menomata. La Lazio si è portata via Salah e la sosta per le nazionali Gervinho: «Ma abbiamo dimostrato di saper costruire gioco anche senza le nostre frecce». Però accorciarsi e ripartire potrebbe essere meno agevole, a meno che Iturbe, in lizza per un posto da titolare (più a Bologna, meno a Barcellona in Champions martedì sera) non torni l’Iturbe che la Roma acquistò accettando una valutazione principesca e che molto poco principescamente, prima che un “pianto” (almeno così recita la storia ufficiale) ne bloccasse il passaggio, stava per essere sbolognato al Genoa. Per fallimento.